Green pass, fatturato giù «fino al 40%» per i locali senza posti all'aperto

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A poco più di due settimane dalla sua introduzione, l’obbligo del green pass all’interno dei locali sta già impattando sui conti di ristoranti e bar: «Ci sono soci che registrano cali di fatturato anche fino al 40%», dice Alessia Brescia, portavoce dell’associazione Ristoratori Veneto & Ho.re.ca., nata a Verona nel giugno scorso e arrivata a circa 2 mila soci in tutta la Regione.

«I più colpiti sono coloro che non dispongono del plateatico o possono permettersi solo pochi tavolini all’aperto, ma la preoccupazione è generale. Quand’è entrata in vigore la nuova regola l’abbiamo subito definita “economicida”. Cosa succederà dall’autunno-inverno in poi quando le consumazioni si sposteranno al chiuso?». Secondo Brescia, «a rimetterci è sempre lo stesso comparto, il nostro, costretto a farsi carico di una norma discriminatoria che, oltretutto, non risolve nulla».

Il 2 agosto scorso l’associazione ha lanciato una petizione online contro l’obbligo del green pass all’interno dei locali sul portale change.org, e a oggi le firme raccolte sono oltre 4 mila.

«La nostra categoria non trova più riferimenti per far sentire forte e chiara la propria voce a fronte di norme imposte da chi evidentemente non conosce minimamente le dinamiche del nostro lavoro — prosegue Brescia — Gli associati continuano a esporre la locandina con la scritta “Siamo ristoratori, non controllori”, come da iniziativa lanciata a inizio del mese di luglio, ed è sempre più evidente come aprire con il green-pass abbia un risvolto devastante sul lavoro».

L’associazione Ristoratori Veneto & Ho.re.ca. sta lavorando anche per unire le voci degli altri comparti il cui lavoro è messo in crisi dall’obbligo del green pass: «La gestione economica di quest’ultimo anno e mezzo da parte del Governo è fallimentare. Le misure prese fin qui, anziché trasmettere sicurezza, hanno stravolto l’attività di migliaia e migliaia di imprese, facendone chiudere già 40mila. Come associazione riceviamo continui messaggi anche dal settore ricettivo e da quelle discoteche chiuse da un anno e mezzo, ma pensiamo anche alle incertezze che tuttora si trova ad affrontare la scuola a pochi giorni dalla ripresa delle lezioni. Esempi di una politica che sta lasciando soli cittadini, imprenditori e lavoratori che ogni giorno mettono amore e passione nella propria professione».

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