Sciopero nazionale dei rider: anche Padova tra le città coinvolte

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Oggi 26 marzo è stato indetto uno sciopero nazionale dei rider: tra le città che hanno aderito presente anche Padova. Dopo lo sciopero dei corrieri di Amazon, infatti, è arrivato quello dei rider. In tutta Italia circa 30mila addetti alle consegne delle piattaforme del food delivery  si fermeranno per una giornata di mobilitazione. Nessuna consegna a domicilio per 24 ore e l’appello ai clienti di non ordinare cibo.

Per il momento hanno aderito allo sciopero metropoli e città più piccole tra cui Milano, Roma, Bologna, Torino, Messina, Padova, Firenze, Napoli, Palermo, Rieti, Pescara, Reggio Emilia, Mantova, Brindisi, Trieste, Civitanova Marche, Genova, Carpi, Caserta.

Rider, le motivazioni dello sciopero

Lo sciopero, indetto dalla rete «Riders x i diritti», ha come obiettivo quello di tornare al tavolo delle trattative per definire un nuovo contratto collettivo nazionale che vada oltre quello attuale, firmato da Assodelivery e dall’unico sindacato Ugl, nel quale è previsto il mantenimento dei rider lavoratori autonomi con un compenso minimo per consegna di dieci euro lordi l’ora. «Chiediamo di essere alla pari di tutti i lavoratori dipendenti del nostro paese. Salari, sicurezza, malattia, ferie, contributi, mensilità aggiuntive, tfr, contratto nazionale».

Intanto Cgil, Cisl, Uil e Assodelivery (l’associazione che riunisce le principali piattaforme di food delivery in Italia: Deliveroo, Glovo, Uber Eats e Social Food) hanno sottoscritto, alla presenza del Ministro del Lavoro, il Protocollo Quadro Sperimentale per la legalità, contro il caporalato, l’intermediazione illecita e lo sfruttamento lavorativo nel settore del food delivery.

Il Protocollo ha l’obiettivo di porre fine alle dinamiche che vedono questi lavoratori coinvolti in sfruttamento e pratiche lavorative illegali, che ne intaccano i diritti fondamentali, ma non può risolvere il nodo a monte della partita, e cioè la definizione di un contratto nazionale con cui riconoscere ai rider un rapporto di lavoro dipendente con i diritti e le tutele che gli sono propri.

Tre i punti chiave dell’intesa: l’impegno delle aziende aderenti ad Assodelivery ad adottare un modello organizzativo idoneo a prevenire comportamenti scorretti all’interno di un’azienda, e l’adozione di un Codice Etico; l’impegno delle piattaforme a non ricorrere ad aziende terze, almeno fino a quando non verrà creato un apposito albo delle stesse piattaforme; la costituzione di un Organismo di Garanzia con il compito di vigilare in posizione di terzietà sulle dinamiche lavorative dei riders e riportare eventuali specifiche segnalazioni alla Procura della Repubblica. Un organo che dovrà lavorare coordinandosi con il Tavolo di Governance e Monitoraggio, del quale fanno parte anche i rappresentanti dei lavoratori, oltre che le aziende.

«La firma di oggi è un passo in avanti nel sistema di relazioni industriali che stiamo provando a costruire con le ”piattaforme” del food delivery», dicono ancora Cgil, Cisl e Uil che ringraziamo il Ministero del Lavoro per il ruolo attivo e la funzione di garante nell’applicazione del Protocollo.

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