«La Dolce Vita» incatenata. Estetisti e parrucchieri, monta la rabbia: «Siamo allo stremo»

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«Non possiamo rimanere chiusi ancora, siamo pronti per aprire, rispetteremo le norme, ma non possiamo rimanere fermi». Parrucchieri, estetisti, tatuatori e altri esercenti esclusi dalle riaperture annunciate dal premier Conte alzano un grido di dolore dopo oltre due mesi di chiusura forzata. La tanto agognata riapertura si sposta ancora in là nel tempo: non il 4 maggio, non il 18, il premier Conte ha indicato come data valida il primo giugno.

E la protesta assume forme eclatanti, come quella messa in atto da Agostino Da Villi e Stefano Torresin, titolari da 25 anni del salone “La Dolce Vita”, in corso Milano a Padova. I due esercenti sono scesi in strada e si sono incatenati simbolicamente davanti al loro negozio.
«Abbiamo 20mila euro di costi fissi al mese, solo per tirare su la serranda tra stipendi, affitti e bollette – spiegano -. Caro presidente del Consiglio, si rende conto di cosa vuol dire restare chiusi tre mesi? Con questa attività campano sei famiglie anche con figli piccoli. In questi giorni abbiamo messo in atto tutte le misure di protezione previste e ci siamo preparati alla riapertura per tutelare la salute nostra e dei clienti, e adesso ci dicono di aspettare a giugno. Tre mesi di chiusura vogliono dire 60mila euro di spese che non ci darà nessuno».

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In Veneto i saloni di acconciatori sono 8.408 con 17.459 lavoratori e i centri di estetica 3.673 con 6.755 addetti. Tra loro, molti dei quali in grave sofferenza finanziaria, monta lo sconcerto e la rabbia. Parla di «incomprensibile dilazione per queste nostre attività» Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Veneto Imprese. «Del resto, al 1° giugno cosa potremo fare di più rispetto ad oggi in termini di sicurezza? Si può far stare fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio? No, perdiamo solo in regione 89 milioni di euro e sino a 4mila posti di lavoro. Finora siamo stati alle regole, ma la prospettiva di un altro mese e più di fermo obbligato non l’accettiamo».

«Impensabile – evidenzia Valeria Cazzola, Portavoce Estetica CNA Veneto Ovest e rappresentante regionale per la categoria -: le nostre aziende sono già allo stremo delle forze. E non ha senso bloccare a priori un intero settore, soprattutto se si considera che moltissimi si sono adeguati subito alle stringenti disposizioni del Protocollo di sicurezza nazionale rinnovato il 24 aprile, per cui attendono solo il via libera per poter tornare a lavorare in tutta sicurezza. Per loro, per i dipendenti e per i clienti».

Andrea Fasulo

 

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