Banca Popolare di Vicenza, ancora rosso: -795 milioni nella semestrale

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Un’altra semestrale in pesante rosso per la Banca Popolare di Vicenza. Perdite per 795,3 milioni di euro nella relazione sui primi sei mesi del 2016 approvata il 5 settembre dal nuovo Cda targato Fondo Atlante presieduto da Gianni Mion. Pesano i costi della rescissione da parte di Cattolica Assicurazione dell’accordo di partnership con l’istituto berico, con relativi rischi e costi potenziali.

E poi, si legge nella nota diffusa da BpVi, pesano «l’incremento delle coperture sui crediti anche per effetto del recepimento delle rettifiche di valore su crediti conseguenti agli esiti preliminari della recente verifica ispettiva della Bce sui rischi di credito e di controparte, in corso di finalizzazione». Ma non è tutto, c’è il peso delle inchieste e dei contenziosi avviati a centinaia dai clienti: sono state messe in atto «ulteriori rettifiche e accantonamenti sugli investimenti in fondi lussemburghesi e sui rischi legali relativi a reclami e contenziosi su azioni BpVi avviati dalla clientela» spiega ancora la nota.

Se si escludessero questi tre accidenti (si fa per dire), il risultato sarebbe comunque in negativo: -85 milioni di euro, dato però puramente teorico. Il bilancio 2015 si era chiuso con una perdita comunque doppia (-1,4 miliardi) rispetto a questa semestrale; a metà 2015 la semestrale aveva invece rivelato un risultato netto in negativo per -1,053 miliardi.

Raccolta in calo dell’8,7% per Banca Popolare di Vicenza

La raccolta diretta è in flessione dell’8,7% per Banca Popolare di Vicenza, rispetto alla fine del 2015. Ma i vertici della banca affermano che a partire dal maggio 2016 la raccolta abbia ripreso a crescere «in concomitanza con l’aumento di capitale che ha dissipato i timori sulla solidità della banca». Il prodotto bancario, costituito dalla raccolta totale e dagli impieghi per cassa con clientela, ammonta a 55,706 miliardi, in flessione del 9,7% rispetto ai 61,671 miliardi del 31 dicembre 2015. Su base annua la flessione è del 20%.

Nel frattempo prosegue la dieta dimagrante degli oneri operativi: la “spending review” – che ha fra l’altro comportato un taglio del 40% delle ore di servizio negli appalti per le pulizie delle sedi bancarie, con relative ricadute occupazionali – ha visto la chiusura di ulteriori 71 filiali nella prima metà dell’anno, dopo le 75 già effettuate nel 2015, e l’avvio della chiusura dei 6 uffici di rappresentanza all’estero, che si completerà entro la fine del 2016.

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