Pedemontana, 12 big dell'impresa: "Farla subito"

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Oggi venerdì 29 luglio 2016 è il giorno del vertice fra Veneto Strade, Regione Veneto, Consorzio Sis, Ministero delle Infrastrutture e Cassa Depositi e Prestiti per decidere il futuro della superstrada Pedemontana veneta. Dodici big dell’imprenditoria veneta firmano una lettera al governo in cui chiedono di far ripartire subito i lavori, mentre i comitati critici con la grande opera annunciano proteste (l’incontro era previsto alla sede di Veneto Strade e del commissario Vernizzi a Mestre, ma il CoVePa coordinamento veneto per la pedemontana alternativa annuncia ugualmente un sit in in quella sede).

Dopo l’incontro “politico” di giovedì scorso fra il commissario governativo all’opera Silvano Vernizzi e il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, è la volta del confronto “tecnico” fra le parti in gioco. Tecnico in questo caso significa soprattutto economico, fattore che non è in realtà distinguibile da quello politico: in gioco ci sono i finanziamenti per completare l’opera di 94,5 chilometri tra Montecchio Maggiore e Spresiano, i cui cantieri sono partiti nel novembre 2011 e che oggi è realizzata al 30% ma a rischio blocco, con scavi in corso mezzo veneto, aziende e lavoratori che reclamano i pagamenti arretrati dal Consorzio Sis.

Il nodo del bond

Il conto economico è appeso al bond da 1,6 miliardi di euro che Sis ha affidato alla banca d’affari Jp Morgan, ma per il quale attende il via libera dalla Cassa Depositi e Prestiti e dalla Bei, la banca europea per gli investimenti. I quali hanno commissionato uno studio sui dati di traffico che mostra stime molto inferiori rispetto a quelle prodotte da Sis (circa 8mila veicoli al giorno anziché 26mila). Una divergenza su cui il governo, con il sottosegretario alla presidenza del consiglio Claudio De Vincenti, vuole vederci chiaro.

Il dato del traffico è infatti cruciale perché il contratto di concessione fra Regione Veneto e Sis prevede che la Regione, nel caso i flussi di traffico siano inferiori alle aspettative, versi un contributo fino a 15 milioni di euro all’anno per 30 anni dall’inaugurazione. A generare dubbi sulla sostenibilità dell’impalcatura finanziaria è anche l’alto tasso di rendimento che Jp Morgan assicurerebbe al bond: l’8%.

La lettera dei 12 imprenditori pro Pedemontana

«La Pedemontana deve essere terminata». Comincia così la lettera inviata da 12 imprenditori veneti a capo di altrettanti gruppi imprenditoriali di prima fila: Harald Antley (Aspiag Service srl), Dario Brendolan (Maxidi srl), Diego Carron (Costruzioni Carron spa), Marcello Cestaro (Gruppo Unicomm spa), Augusto Guerriero (Lattebusche sca), Alessandro Mezzalira (Gruppo FITT), Sergio Pedon (Pedon Group), Federico Pengo (Pengo spa), Giuseppe Ramonda (Sorelle Ramonda spa), Giovanni Rana (Pastificio Rana spa), Bruno Veronesi (Veronesi Holding spa) e Enrico Zoppas (Acqua Minerale San Benedetto spa).

«Stiamo assistendo con grandissima preoccupazione e, a dire il vero, con un po’ di rabbia, alla discussione in atto sulla superstrada Pedemontana – si legge nella missiva –. Giriamo moltissimo il Veneto per lavoro e, con soddisfazione, abbiamo visto avanzare in questi anni i cantieri della nuova strada fino ad arrivare ad aver già realizzato il 30% dei lavori. Ci sembrava un segnale positivo: le polemiche e le chiacchiere attorno ad un’arteria fondamentale per lo sviluppo della nostra Regione avevano finalmente lasciato il posto alle ruspe e agli operai».

«Leggere sui giornali di queste settimane dello stop ai lavori, e che sussiste addirittura l’ipotesi che l’opera non venga terminata, ci lascia sbalorditi» va avanti ancora, parlando di una «strada fondamentale» per il Veneto: «Dai tempi del boom industriale che si discute della necessità di avere un collegamento più veloce tra Vicenza e Treviso, due territori tra i più sviluppati e dinamici di tutta Italia».

Quindi l’appello alle parti in causa: «Il nostro auspicio, da cittadini prima che da imprenditori, è che il summit di venerdì tra Veneto Strade, Regione, Consorzio Sis, Ministero delle Infrastrutture e Cassa Depositi e Prestiti sia il primo passo per trovare velocemente una soluzione. È evidente che la costruzione dell’opera non può certo ricadere tramite penali pesantissime sui cittadini veneti, che già contribuiscono largamente con le loro tasse al bilancio dello Stato. Bisogna che ognuno faccia la sua parte: il Governo, la Regione e le imprese costruttrici».

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