Veneto: dati (quasi) da zona gialla, ma ospedali sotto pressione. E sui vaccini si rallenta

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Covid, il Veneto ha dati da zona gialla, ma ospedali sono sotto pressione e andamento dei contagi ancora altalenante e senza variazioni nelle norme del decreto aprile si rimarrà comunque in zona rossa/arancione fino alla fine del mese. Possibile stop del vaccino Astrazaneneca per gli over 65, questo potrebbe ulteriormente rallentare lo svolgimento della campagna vaccinale. Il dottor Paolo Rosi (responsabile del 118 veneto) «situazione stabile da un punto di vista clinico, ma inquietante da un punto di vista organizzativo».

Zaia: «Dati da zona gialla, ma forte pressione ospedaliera»

«L’infezione c’è, lo vediamo dai numeri e dalle terapie intensive e dai morti. Al momento, abbiamo un Rt non confermato a 0.96 e 168,4 di incidenza. Stiamo calando, siamo da zona gialla in questo momento. Ma sapete che per legge non lo saremo perché fino al 30 aprile tutta Italia è arancione o rossa, quindi faremo tutto aprile in trincea. Abbiamo realtà come Padova e Verona con forte pressione ospedaliera. C’è stata una fase di arresto nei ricoveri di qualche giorno e poi la curva ha ripreso a salire» ha spiegato il presidente Zaia.

«Sui vaccini il rischio concreto è che si tolgano gli under 65 dalla vaccinazione con Astrazeneca se non la sospensione totale e questo ci crea non pochi problemi. Se scompare Astrazeneca capite che la campagna vaccinale rischia un rallentamento non da poco e poi c’è il problema dei richiami. Senza Atrazeneca avremo un “buco” del 50 per cento. E se venisse ridotta la sua possibilità di utilizzo, avremo le dosi ma non le persone da vaccinare, perché adesso possiamo usarlo dai 16 ai 55 anni, se dicono che va bene solo per gli over 65, si riduce la base di persone vaccinabili. Nella migliore delle ipotesi passerà il modello tedesco e dovremo usare solo Moderna e Pfizer. Johnson & Johnson arriverà in poche quantità ad aprile, poi il grosso a maggio. A maggio abbiamo una previsione di 1 milione e 90mila dosi. Ci serve stabilità di fornitura. Tragedia vaccini, senza forniture rischiamo di avere dosi solo per i richiami e di dover fermare le nuove vaccinazion» ha concluso Zaia.

La situazione degli ospedali e il bollettino

La situazione degli ospedali è poi stata sottolineata dal dottor Rosi: «Sono 659 i letti attivi sui mille disponibili, dato che sta continuamente aumentando. I letti occupati sono sempre di più, dal 31 marzo abbiamo una ripresa: superati i 300 malati covid. L’andamento segue quello dei ricoveri e non vediamo un calo. Le previsioni ci dicono circa 320-360 posti letto occupati nelle prossime settimane, quindi molto vicini al picco di dicembre. Fondamentale quindi tenere alta l’attenzione. Nei primi giorni di aprile gli ingressi sembravano stabilizzati sotto i 20 al giorno, da lunedì di Pasqua sono 24, un carico di lavoro molto alto soprattutto tenendo presente l’andamento delle dimissioni. Il dato positivo è la mortalità in terapia intensiva: sembra diminuita, da 45% a 30-35%, questo in parte dovuto alla riduzione dell’età dei ricoverati in intensiva (60enni sono il 38% e  i 70enni sono il 35%, quasi scomparsi gli ottantenni dalla rianimazione). La situazione è stabile dal punto di vista clinico, inquietante dal punto di vista gestionale. Impone drastica riduzione dell’attività ospedaliera non Covid»

Il bollettino del 7 aprile: sono 1.111 i positivi  al coronavirus nelle ultime 24 ore, pari al 2,53% dei tamponi eseguiti. Sono 35.537 i positivi ad oggi, in calo. Sono 2.298 (+11) i ricoverati totali. I numeri negativi sui ricoveri ancora non si vedono e questo preoccupa. I ricoveri sono così divisi: 1.975 (+3) in area non critica  e 323 (+8 ) in intensiva. Totale dei morti +103, ma non è un dato reale perché è stato riscontrato un blocco del sistema negli ultimi giorni.

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