Confusione scuola: il 7 gennaio si torna in presenza, ma le Regioni (e non solo) frenano

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Scuola, il 7 gennaio riparte la didattica in presenza al 50% come ribadito dal premier Giuseppe Conte nei giorni scorsi, ma le Regioni frenano e chiedono un nuovo confronto in quanto i dati del contagio sono ancora troppo alti. Zaia ha espresso perplessità e preoccupazione sulla riapertura « le curve dei contagi siano collegate ovunque alla ripresa della scuola». Situazione delicata e ancora poco chiara, sul futuro degli studenti regna ancora l’incertezza.

Scuola, ripartenza il 7 gennaio, Zaia:«Ho molte perplessità sulle riaperture»

In base a quanto stabilito dall’esecutivo, infatti, il 6 gennaio scadrà il dpcm anti-Covid stabilito per le festività e il 7 gennaio gli studenti dovrebbero tornare in calsse almeno al 50 per cento per le superiori. Una decisione non condivisa dalle Regioni che temono seriamente una terza ondata e a più voci chiedono un nuovo confronto Stato-Regioni.

In Veneto Zaia ha espresso la sua preoccupazione in merito alla ripaertura delle scuole «Ho molte perplessità sulle riaperture, ormai è assodato che le curve dei contagi siano collegate ovunque alla ripresa della scuola. I ragazzi hanno il diritto a una scuola in presenza. Se si contagiano, la letteratura dice che sono in molti casi asintomatici e con cariche virali alte. Un’aula scolastica rischia di essere il terreno di coltura per il virus che poi si propaga sui bus e fuori dall’istituto».

Azzolina:«Riapertura scuole uno sforzo a cui non possiamo né vogliamo sottrarci»

Alla perplessità di Zaia e dei presidenti di Regione sulla riapertura ha risposto la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina «È a scuola e in nessun altro luogo che si gioca la partita più importante. È fra i banchi che si costruisce, mattone dopo mattone, il futuro di ciascuna e ciascuno, il futuro della Nazione. Per questo sulla scuola non possiamo arrenderci. Arretrare sulla scuola – conclude – significa rinunciare a un pezzo significativo del nostro avvenire. Per questo non lo faremo”.

Aggiungendo poi che «non esiste una ricetta perfetta: il virus ci impone continue riflessioni, aggiustamenti. Ma è uno sforzo a cui non possiamo né vogliamo sottrarci. Non lo abbiamo fatto nei mesi scorsi, non lo faremo adesso».

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