Su Stefanel le mani di Ovs. Ma i sindacati frenano gli entusiasmi

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Stefanel, l’offerta migliore per l’acquisizione del marchio è quella di Oviesse. Questo ha comunicato il commissario straordinario dell’azienda Raffaele Cappiello ai sindacati.  Settimana prossima inizierà quindi la fase di verifica e controllo per il cambio di proprietà di Stefanel, storica azienda veneta fondata nel 1959 che aveva contribuito a portare in tutto il mondo la maglieria made in Italy di fascia premium.

Stefanel, Oviesse la svolta dopo un decennio di crisi

La situazione di Stefanel era da anni molto critica: il Covid ha dato il colpo finale all’azienda veneta, in amministrazione straordinaria dal settembre 2019, dopo un decennio di crisi (caratterizzati da numerosi tentativi di salvataggio, con l’ingresso di fondi nella compagine societaria). Situazione molto complicata sfociata nella dichiarazione dello stato di insolvenza, che ha il commissario straordinario Raffaele Cappiello richiedere l’autorizzazione alla vendita.

A meno di clamorosi colpi di scena dell’ultimo minuto, dunque, sarà Ovs il salvagente che impedirà a Stefanel di scomparire definitivamente. Il gruppo guidato dell’ad Stefano Beraldo aveva infatti confermato nei giorni scorsi di aver presentato «un’offerta vincolante volta all’acquisizione di alcuni asset» di Stefanel, attualmente in amministrazione straordinaria, «tra cui in particolare il brand storico dell’azienda».

Ovs ha come tutti risentito della crisi economica di questo sfortunato 2020: nei nove mesi chiusi a ottobre, le vendite sono calate del 25,7% a 736,7, ma nel terzo trimestre dell’anno l’azienda ha mostrato i primi timidi segni di ripresa, con un incremento delle vendite del 6,1% rispetto allo stesso periodo 2019, a 361 milioni di euro.

Vendita Stefanel, i dubbi dei sindacati

«Nell’incontro di ieri al ministero – spiega Tiziana Basso, della segretaria regionale della Cgil – il commissario Cappiello ha confermato la presenza di due offerte, cosa che noi cogliamo positivamente. Ci ha comunicato inoltre che ad oggi risulta maggiormente vantaggiosa quella di Oviesse, su un piano non necessariamente economico ma di prospettiva. Da parte nostra abbiamo chiesto di vedere il piano industriale e soprattutto conoscere e valutare le garanzie sul perimetro occupazionale».

Il possibile accordo, però preoccupa i sindacati per la posizione dei lavoratori «ci è stato detto – spiega la segretaria Cgil – che per i 20 lavoratori di Ponte di Piave, che a suo tempo erano stati individuati come esuberi e ai quali il commissario aveva chiesto di permanere per le professionalità ricoperte, non rientrano certamente nel piano dell’eventuale ricollocazione nella nuova azienda. Non ci resta che esprimere forte preoccupazione per la prospettiva aziendale».

I sindacati frenano un po’ gli entusiasmi per l’offerta di Oviesse e sostengono che sia necessario valutare prima la tenuta, al netto degli esuberi, della soglia occupazionale dei lavoratori della sede di Ponte di Piave (circa 60) e dei 150 addetti occupati nei vari punti vendita italiani.

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