Popolare Vicenza, 58mila gli azionisti non in linea con le direttive UE

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Sono 58mila gli azionisti della Banca Popolare di Vicenza che non risultano in linea con la normativa Mifid, la direttiva europea che obbliga gli istituti di credito a classificare i propri azionisti per poter proporre loro investimenti adeguati. Un numero imponente, come se tutti gli abitanti di un Comune di grandi dimensioni fossero stati, di fatto, raggirati a loro insaputa. I dettagli dell’ispezione della Banca Centrale Europea, che ha di fatto scoperchiato il vaso di Pandora, sono stati svelati oggi da Repubblica. L’analisi degli ispettori europei a certificato come una prassi comune anche ad altri istituti di credito fosse diventate un’operazione di amplissimo raggio alla Popolare di Vicenza.

Sotto la lente di ingrandimento sono finiti i due aumenti di capitale che hanno portato, nel giro di meno di due anni, i soci a quota 108mila, con una crescita del 57%. Ecco cosa dice il documento: «Gli aumenti di capitale del 2013 e del 2014  sono stati portati a termine adottando un approccio non in linea con le normative Mifid, poiché la Bpvi non ha stilato il profilo di rischio completo dei clienti attraverso i test prescritti oppure li ha alterati a suo vantaggio». Di fatto sono stati rifilati dei titoli rischiosi a cittadini del tutto ignari. Persone che hanno visto le azioni della Popolare di Vicenza passare da un valore di 62,5 a 0,1 euro. E se la stima iniziale delle azioni è sempre stata difesa dalla Popolare di Vicenza, dall’ispezione europea risulta invece come fosse palesemente sovrastimata. Non solo: quando molti azionisti si sono avvalsi della facoltà di rivendere le azioni alla banca, l’istituto di credito non ha rispettato un criterio temporale, ma privilegiato almeno 200 ordini, per un valore di 21,8 milioni di euro.

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