Redditi Rovigo, due persone su cinque hanno meno di mille euro al mese

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Redditi Rovigo: vivere con meno di mille euro netti al mese. Questa è la difficile condizione in cui si trovano due contribuenti rodigini ogni cinque, all’interno di una provincia con il reddito medio pro-capite più basso di tutta la regione. Insomma, in Veneto, le famiglie polesane sono quelle più esposte alla crisi economica del dopo Coronavirus e in coda alla classifica della ricchezza si piazzano, loro malgrado, i pensionati, che portano a casa assegni medi inferiori ai 900 euro netti mensili.

Redditi Rovigo, tante diseguaglianze sociali

In questa fotografia a tinte fosche – “scattata” dallo Spi (sindacato dei pensionati) Cgil del Veneto con una indagine che ha analizzato i dati diffusi di recente dal Ministero dell’Economia e della Finanza su redditi 2019 (anno di imposta 2018) – emergono anche le diseguaglianze sociali (e il livello di evasione fiscale) esistenti in un territorio dove solo 1,4% dei cittadini denuncia redditi superiori ai 75 mila euro lordi annui. Notevoli pure le differenze fra provincia e il (ben più ricco) capoluogo.    Ma partiamo dall’inizio. Il reddito Rovigo medio del 2018 è di circa 18 mila e 400 euro lordi annui – come detto circa mille euro netti al mese – di poco superiore ai 17.700 euro. Le categorie più “povere” sono rappresentate dai lavoratori dipendenti, che hanno dichiarato 19.220 euro lordi annui contro i 21.553 euro della media italiana e i 20.817 euro di quella veneta; e soprattutto i pensionati che con i loro 16.194 euro “vantano” gli assegni più bassai di tutta la regione, dove la media è di 17.544 euro. Non va meglio agli imprenditori in contabilità ordinaria, che hanno entrate medie superiori ai 33 mila euro ma devono fare i conti con un calo rispetto a 35.775 euro lordi annui dell’anno prima.  Meno problematica la situazione degli autonomi che hanno dichiarato redditi che sfiorano i 50 mila euro e che sono superiori ai 47 mila euro del 2017.

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Per le famiglie venete e non solo, quindi, grandi novità. Intanto vi invitiamo a leggere (qua l’articolo completo con date e regole) come riapriranno, da inizio giugno, i centri estivi. Mentre, sul fronte sgravi, vi diamo tre buone notizie:

Meglio nel capoluogo

Diseguaglianze ed evasione fiscale minano però l’economia del territorio. Il dato più eclatante: il 16% della ricchezza prodotta, che ammonta a circa 3 miliardi e 300 mila euro, viene suddiviso fra il 42% della popolazione, quella che denuncia meno di 15 mila euro lordi annui. Un altro 9% va a chi dichiara più di 75 mila euro lordi annui, ovvero a un misero 1,4% dei contribuenti. Il timore è che con l’emergenza Covid questo divario si allarghi.  Come già accennato, nel capoluogo le cose vanno meglio. Il reddito medio è superiore ai 21.500 euro, le entrate dei dipendenti sfiorano i 21.200 euro e le pensioni sono di poco sotto ai 20 mila euro. Insomma, a Rovigo città la situazione è migliore anche se le difficoltà non mancano.

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«In piena emergenza Covid questi dati su redditi Rovigo devono farci riflettere – commenta Renato Bressan della segreteria dello Spi Cgil Veneto che ha elaborato la ricerca – Più avanti, quando l’emergenza sanitaria sarà finita, questo divario fra lavoratori, pensionati, autonomi e imprenditori potrà essere ancora più marcato e questo ci preoccupa. La nostra consueta indagine servirà proprio per definire con le amministrazioni locali nell’ambit9o della negoziazione sociale, politiche adeguate a tutelare le fasce più deboli della popolazione, fra cui i nostri anziani, e combattere le diseguaglianze sociali”.

Interviene su redditi Rovigo anche Nicoletta Biancardi, segretaria dello Spi Cgil di Rovigo, “in un territorio come il nostro serve una particolare attenzione perché le situazioni di disagio economico e sociale sono diffuse, come confermato dai tanti accessi al nostro sportello sociale avviato qualche tempo fa. Siamo particolarmente attenti alle esigenze delle persone anziane molte delle quali, nel polesine, vivono in zone isolate e con pochi servizi. In tale contesto, invitiamo le amministrazioni locali a porre in essere politiche a favore delle fasce più fragili e, anche per questo, le invitiamo a firmare i patti antievasione con i quali si possono recuperare risorse importanti da riservare a chi è più in difficoltà».

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