Luci accese, la protesta di bar e ristoranti: «Fateci riaprire»

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Luci accese per non far spegnere l’attenzione su una situazione drammatica. Bar e ristoranti, ma anche panetterie e pasticcerie, hanno organizzato in tutta Italia nella serata di ieri 28 aprile un flash mob per sostenere un settore che è stato, causa Coronavirus, il primo a chiudere e sarà probabilmente tra gli ultimi a riaprire.

Le regole della fase 2, illustrate dal premier Giuseppe Conte, prevedono che dal 4 maggio – se non interverranno ulteriori decisioni delle varie Regioni – i ristoranti potranno fare attività da asporto sul posto e non solo consegne a domicilio. Per la vera riapertura, però, bisognerà aspettare il primo giugno. Una decisione – insieme al fatto che gli aiuti promessi sono considerati insufficienti – che ha provocato la rivolta di bar e ristoranti (ma anche di parrucchieri ed estetisti). La ristorazione italiana sta rischiando tantissimo e il settore chiede urgenti interventi che prevedano indennizzi a fondo perduto, moratorie fiscali e interventi normativi sulle locazioni commerciali. Da qui la richiesta corale di un’anticipazione della data per la ripartenza.

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Alle 21 i locali hanno alzato le saracinesche e acceso le insegne, o le luci interne, per 5 minuti. Un modo per dire «ci siamo ma rischiamo di non esserci più». A Padova l’iniziativa è stata organizzata dal gruppo di ristoratori #PadovaNonsiFerma, che dall’inizio della quarantena hanno donato 6 mila pasti a operatori sanitari, case famiglia e persone in difficoltà. Erano presenti, davanti ad un tavolino apparecchiato di fronte al Bar Duomo, il coordinamento del gruppo composto da Stefano Tadiotto, padrone di casa, Carlo Bertolin dell’enoteca La Boccia e Patrizia Michielotto del Ristorante Pepe Nero, oltre ad una cinquantina di colleghi. «Vogliamo solo tornare a lavorare, in sicurezza certo, ma non blindati in campane di plexiglas» ha spiegato Patrizia Michielotto, «non posso immaginare di vedere i miei commensali seduti a mangiare con barriere, mascherine e guanti. Ogni giorno ricevo messaggi di solidarietà dai miei clienti, le persone hanno voglia di tornare a vivere».

L’iniziativa ha raccolto adesioni anche a Salboro, dove sono scesi in piazza i negozianti e dove è stata lanciata una petizione su change.org per aprire bar e ristoranti il 18 maggio. Partita lunedì, ieri aveva già raggiunto 10mila firme, di cui tremila padovane.

Andrea Fasulo

 

(nella foto la recente visita del vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, ad uno dei ristoranti partecipanti alla protesta, Enotavola da Pino)

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