Boccia alle assise di Confindustria: «Verona modello di crescita»

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Alle assise generali di Confindustria a Verona il presidente Vincenzo Boccia detta la linea degli industriali in vista delle elezioni politiche del 4 marzo. «Cittadini europei di nazionalità italiana, questo siamo e questo sentiamo di essere. Sappiamo che la sfida è tra Europa e il mondo esterno, vogliamo che si torni ai fondamentali dell’Europa». Comincia così il suo discorso di chiusura dell’evento che ha raccolto nella città scaligera 7mila imprenditori da tutta Italia.

Location non scelta a caso: «Verona esprime la provincia italiana, il Nordest del Paese – dice Boccia –, una città a vocazione industriale in cui export va molto bene, e l’occupazione, dimostra che quando spingi sul nodo logistico e sull’industria le cose vanno bene». Quasi un modello, insomma, da replicare altrove.

Il discorso del leader confindustriale traccia il profilo di un’associazione «equidistante dai partiti ma non dalla politica», con cui vuole dialogare da pari a pari. «Domani invieremo a tutti i segretari di partito il nostro documento di 38 pagine, chiederemo a loro cosa pensano dei nostri programmi. Apriremo un confronto con il governo che ci sarà su questa piattaforma nell’interesse del Paese».

Qualche indicazione però Boccia la dà: no al protezionismo, «per contrastare i protezionismi degli altri abbiamo bisogno di una più forte Europa». Sì alle infrastrutture che «sono un elemento di inclusione, e chi dice che se va al governo azzera tutte le infrastrutture ha un’idea di società esclusiva e non inclusiva». Il messaggio a Lega e Cinque stelle sembra chiaro.

Vincenzo Boccia a Verona

Vincenzo Boccia a Verona

Una lode invece ai governi Gentiloni e Renzi a trazione Pd, a ribadire la sintonia di fondo fra la maggiore organizzazione degli imprenditori e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: «La politica economica del governo uscente e precedente ha fatto salto di qualità nell’investire su fattori e non settori, che vuol dire non fare scambio con la politica».

Che erge una diga a difesa delle principali leggi varate negli ultimi anni, quelle più contestate da più parti nella campagna elettorale in corso: «Non smontare la riforma Fornero delle pensioni, il Jobs Act, Industria 4.0» è l’appello di Boccia che spiega: «Anche noi vorremmo che alcune cose della legge Fornero fossero modificate, ma siamo responsabili e sappiamo che toccare quella legge vorrebbe dire alzare il debito pubblico».

Non demolire, dunque, ma rilanciare con «una seconda fase» che abbia al centro «la questione temporale: non possiamo aspettare 20 anni per costruire un’infrastruttura, né per ottenere una sentenza».

 

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