Industria calzaturiera: in Veneto export in calo

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Il comparto calzaturiero italiano, grazie ai risultati favorevoli della prima parte dell’anno, chiude a livello nazionale il 2023 con il fatturato a 14,6 miliardi di euro, in debole crescita sul 2022 (+0,9%) sostenuto dall’export, che si attesta a 12,8 miliardi (+1,1% a valore). Bene il saldo commerciale (5,8 miliardi, +7,3%), ma stentano la spesa delle famiglie italiane (-1,5%) e soprattutto i volumi prodotti (che hanno annullato il recupero del 2022 tornando a 148 milioni di paia, -8,6%) e quelli esportati (-10,6%), in sensibile contrazione. Sul fronte occupazionale, prosegue il processo di selezione tra le imprese (comune a tutte le principali regioni), malgrado il recupero complessivo nel numero degli addetti (che resta però ancora al di sotto dei livelli 2019 pre-Covid e in calo nell’ultimo trimestre). Il ricorso crescente alla cassa integrazione nella filiera (+20,6% le ore autorizzate nel 2023) preannuncia però nuove tensioni. Questa la fotografia del settore scattata dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici presentata a Micam, la più importante fiera del comparto in programma fino al 21 febbraio 2024 a Fiera Milano Rho.

In Veneto nel 2023 il numero di imprese attive (tra calzaturifici e produttori di parti) ha registrato, secondo i dati di Infocamere-Movimprese, un calo di -49 unità sul 2022, tra industria e artigianato, accompagnato da un saldo positivo di +370 addetti (+2,6%). Per quanto riguarda le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate da INPS nel 2023 per le imprese venete della filiera pelle, si registra un aumento del +39,6% rispetto al 2022: sono state autorizzate 3,8 milioni di ore, un numero ancora decisamente superiore (+167,5%) a quelle del 2019.

Sul fronte dell’export, nei primi nove mesi del 2023 si registra un calo del -0,7% in valore sullo stesso periodo dell’anno precedente, tra calzature e componentistica (con un +14,8% sui livelli pre-pandemia di gennaio-settembre 2019): sono stati esportati beni per 2,42 miliardi di euro. Le prime 5 destinazioni dell’export veneto, che coprono il 59,2% del totale, sono risultate: Francia (+18,3%), Germania (-1,2%), Stati Uniti (-29,4%), Spagna (+4,6%) e Polonia (-7%).

Sullo scenario nazionale interviene Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici: “L’anno da poco concluso ha avuto per il calzaturiero italiano un andamento ondivago. Alle performance brillanti del primo trimestre, con aumenti a doppia cifra per export e fatturato, è seguito un progressivo rallentamento – in parte fisiologico, stante il raffronto con mesi 2022 non più penalizzati dalla pandemia – che ha condotto a risultati modesti nella seconda frazione e poi a flessioni nella seconda parte dell’anno. Il quarto trimestre, in particolare, si è chiuso senza stravolgimenti rispetto al trend negativo del precedente, registrando una frenata del fatturato (-5,4%), dell’export e degli acquisti sul mercato interno (-1,8% la spesa delle famiglie), peggiorando così ulteriormente l’andamento evidenziato nei primi 9 mesi. Il 2024 inoltre sta manifestando in avvio segnali preoccupanti, e prevediamo un’ulteriore frenata almeno nel primo semestre. Una congiuntura determinata dal difficile scenario internazionale, dominato da eventi e rischi geopolitici, e dalle condizioni finanziarie restrittive per famiglie e imprese”.

Sempre a livello nazionale, per quanto riguarda i consumi interni, gli acquisti delle famiglie hanno evidenziato nei 12 mesi del 2023 una contrazione sia termini di quantità (-3%) che di spesa (-1,5%), solo in parte mitigata dal recupero nello shopping dei turisti stranieri. A livello merceologico, le scarpe da donna mostrano rispetto al 2022 i trend meno penalizzanti (-2,3% le paia e -0,9% la spesa), con segni positivi in alcune voci (calzature classiche da passeggio, mocassini, stivali e stivaletti), mentre le “sportive e sneakers”, ancorché in moderata flessione sul 2022 (-0,9% in spesa), sono le sole ad aver superato i numeri pre-pandemia.

La dinamica recessiva della domanda in termini di quantità, sia sul fronte interno che sui mercati internazionali, ha fortemente penalizzato la produzione nazionale, scesa nel 2023 a poco meno di 148 milioni di paia: ha perso quanto aveva ripreso nel 2022 ed è tornata ai volumi del 2021 (decisamente lontana dai 179 milioni realizzati nel 2019).

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