Giornalismo in lutto: addio ad Antonio Spadaccino, «uomo buono e mite»

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«Uomo buono e mite». Così lo ricordano i colleghi del Corriere del Veneto. Perché Antonio Spadaccino – che ci ha lasciato a 60 anni, ieri, 12 maggio 2022, era proprio così: una brava persona ancor prima che un giornalista serio e preparato, quasi d’altri tempi, verebbe da dire. Ci ha lasciato dopo due anni e mezzo di una malattia che lo ha provato nel fisico ma che non ha vinto la sua voglia di continuare a scrivere e collaborare al giornale. Perché scrivere, in fondo, era la sua grande passione.

Aveva cominciato come collaboratore di TeleArena. Si occupava di sport perché lui veniva dall’avventura calcistica. Una di quelle carriere sportive azzoppate da un ginocchio ribelle, malconcio. Era poi passato a Verona Sette (ne era stato direttore), all’Arena di Verona all’Ansa. Una parentesi (piccola) come capoufficio stampa del Comune di Verona e poi, nel 2002, il ritorno al suo mondo, fra i fondatori di quel dorso del Corriere della Sera, il Corriere del Veneto, per il quale ha scritto fino all’ultimo.

Innumerevoli i ricordi di amici, colleghi, persone incontrate nel suo percorso giornalistico. La morte, si sa, tende a cristalizzare chi se ne va in un’aurea dorata. Ma per «Spada» l’ondata di affetto e lacrime è veramente grande e molto sincera. Ricordi che abbiamo voluto racchiudere simbolicamente in quell’«uomo buono e mite» che, chi lavorava con lui, ha voluto sottolineare. Il resto, pensandoci, viene di conseguenza.

I funerali si terranno lunedì 16 maggio, alle 14.30, nella chiesa di Sant’Antonio Abate in piazza a Chievo di Verona.

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