Decreto sostegni, gli esercenti veneti: «Risorse insufficienti»

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I sostegni decisi dal Governo per le imprese sono un riconoscimento della profonda crisi che colpisce le attività economiche, soprattutto nei settori del commercio e del turismo. Ma le risorse messe in campo rischiano di non essere sufficienti, e su lavoro e credito si deve fare di più. Così Confesercenti Veneto commenta gli interventi del Governo varati nel CdM del 21 gennaio e il DPCM firmato dal premier Draghi.

Il nuovo decreto ristori del governo porta in dote fino a 1,6 miliardi per tutte le attività commerciali che si trovano maggiormente in difficoltà in questa fase della pandemia. In particolare, i sostegni riguarderanno i settori turismo, cultura, sport, tessile e moda, catering, eventi e wedding. Il decreto prevede inoltre esenzioni per discoteche e sale da ballo, ancora chiuse d’ufficio. Vi è, infine, la possibilità di ricorso alla Cassa Integrazione scontato, per hotel e agenzie di viaggio, ristoranti, bar, mense e catering, parchi divertimento, stabilimenti termali, discoteche, sale da ballo e sale giochi, ma anche per musei e radio taxi. I datori di lavoro che, da gennaio al 31 marzo 2022, sospendono o riducono l’attività ricorrendo agli ammortizzatori sociali sono esonerati dal pagamento della contribuzione addizionale.

La presidente di Confesercenti Veneto, Cristina Giussani, ha commentato: «Bene le norme sul credito d’imposta per gli affitti e sgravio per le rimanenze di magazzino e soddisfacenti anche i tagli in materia di costi energetici. Ancora nessuna risposta invece su moratoria debiti bancari e scadenze fiscali. Esprimiamo infine profonda delusione per gli interventi sul fronte ammortizzatori sociali e per la mancata proroga della cassa Covid-19. Solo nei settori della ricettività, ristorazione, organizzazione viaggi e commercio, in Veneto sono a rischio 30mila attività economiche e circa 100mila lavoratori. Particolarmente colpito il comparto agenzie di viaggio, con il 95% delle imprese con dipendenti in cassa integrazione, e quello alberghiero, soprattutto nelle città d’arte. E le prospettive di rientro al lavoro sono ogni giorno più incerte. Anche sul fronte dei ristori le risorse appaiono insufficienti. L’utilizzo dei codici di settore è sicuramente un passo avanti rispetto alla selezione con Ateco specifici, anche se bisogna evitare il rischio di nuove esclusioni».

Un numero considerevole che va ad aggiungersi alle migliaia di imprese costrette a chiudere per sempre i battenti da inizio pandemia. Confesercenti chiede alle istituzioni di sostenere con più vigore le attività nel passaggio attraverso questa nuova fase critica: ogni impresa chiusa e ogni dipendente senza più un lavoro sono una sconfitta per tutti.

«Rispetto al controllo dei Green Pass, gli imprenditori, come sempre finora, faranno la loro parte per tutelare la salute di tutti, ma sarebbe meglio puntare sui controlli a campione ed eliminare le sanzioni per le imprese in caso di cliente senza green pass. Il pericolo per i negozi fisici è infatti, uno squilibrio ancora più forte a vantaggio del commercio on line» conclude Giusssani.

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