Estetisti e parrucchieri chiusi in zona rossa, gli artigiani: «Così in fumo il 40% del fatturato»

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Estetisti e parrucchieri chiusi nuovamente con il Veneto in zona rossa: l’allarme degli artigiani del benessere «questa ulteriore chiusura ci danneggia ancora. Siamo certi di poter offrire prestazioni che garantiscono la salute dei clienti, ma anche la nostra.»

Un  settore  che con 135mila imprese e oltre 260mila addetti, partecipa in maniera determinante all’economia italiana ed è essenziale per garantire il benessere della popolazione. In Veneto i servizi alla persona (parrucchiere, estetiste, tatuatori, centri massaggi) rappresentano circa 13mila e 350 imprese. Un settore in grave sofferenza nell’ultimo anno a causa del Covid e che con questa terza ondata si trova nuovamente alle prese con chiusure e calo della clientela a causa del divieto di spostamento tra comuni nelle zone arancioni, e a ricaduta per la diminuzione di eventi, cerimonie e occasioni di uscite. Dopo il DPCM del 2 marzo che già aveva spostato alcun regioni, tra le quali il Veneto, in zona arancione, con il Decreto di venerdì 12 marzo, metà delle regioni d’Italia sono in zona rossa.

Estetisti e parrucchieri chiusi in zona rossa: le norme di sicurezza non bastano

«Inutile ribadire come queste chiusure ci danneggino – afferma Romeo De Pizzol Presidente regionale CNA Veneto Benessere –. Io sono lavoratore autonomo e come categoria abbiamo tutto l’interesse a mantenere criteri altissimi di igiene e sicurezza sia per la salute che clienti che per la nostra stessa incolumità. Non ci sarebbe possibile lavorare se non utilizzassimo misure di elevata sicurezza e di controllo. Ma ciò nonostante siamo rimasti chiusi a lungo; con l’impedimento di uscire dal comune di residenza per recarsi dal parrucchiere abbiamo perso clientela; ed ora, in zona rossa chiudiamo del tutto nuovamente. E in tutto questo i ristori che abbiamo ricevuto sono stati insufficienti. Come categoria – prosegue De Pizzol – abbiamo adottato tutte le misure necessarie: soluzioni di igienizzazioni di nuovissima concezione; distanziamento e riduzione del numero delle postazioni; prenotazioni solo per appuntamento per non creare alcun tipo di assembramento in attesa. Siamo certi di poter offrire prestazioni che garantiscono la salute dei clienti certamente ma anche la nostra»

Dello stesso tenore il malcontento degli estetisti, anch’essi penalizzati dal perdurare di questa situazione. «C’è molto malcontento – afferma Valeria Cazzola, Portavoce Estetica CNA Veneto –. Siamo nella stessa situazione di un anno fa, non è cambiato nulla. Abbiamo tamponato le perdite delle chiusure natalizie anticipando gli appuntamenti, ma non è certamente stato il picco del lavoro.  Rimanere chiusi per la seconda primavera consecutiva è molto pesante: la cliente per qualche giorno aspetta, ma se la chiusura si protrae si rivolge alle colleghe che esercitano abusivamente con maggior pericolo contagi. Perdere marzo e aprile significa perdere il 40% del fatturato. Noi lavoriamo in sicurezza, igienizziamo sterilizziamo, utilizziamo tutti i presidi di protezione.»

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