Agricoltura, l'arrivo del caldo anticipa la semina: alto il rischio siccità

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Agricoltura, l’arrivo del caldo ha causato l’anticipo di un mese per la semina nei campi, lo sostengono gli stessi imprenditori agricoli, solitamente abituati a iniziare la pratica non prima del  25 Aprile. Invece, come comunica Coldiretti Veneto in una nota,  i tubi per l’irrigazione di soccorso sono già a terra da una decina di giorni. Ritorna, dunque, il problema siccità.

L’arrivo del caldo mette in difficoltà l’agricoltura veneta

Le variazioni climatiche hanno indotto gli imprenditori agricoli prima ad intervenire  per mitigare gli effetti del gelo di una settimana fa ora per bagnare i campi. Si segnala il ricorso all’acqua per gli ettari non solo seminati a orzo e frumento ma persino per i prati pascoli. La situazione di emergenza riguarda la fascia Pedemontana e l’Alta Trevigiana ma anche l’area della Bassa Padovana lungo l’Adige, in particolare nella zona di Barbona, Vescovana, Granze e Stanghella.

Il supplemento idrico è da considerare anche di supporto per mais e barbabietole ed è necessario anche per procedere alle pratiche agronomiche successive. E nasce così un ulteriore problema: è già allarme siccità con il grande caldo fuori stagione il Po è in secca con lo stesso livello idrometrico della scorsa estate per effetto della lunga assenza di precipitazioni.

Nonostante le variazioni climatiche l’Italia resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente dei quali purtroppo appena l’11% viene trattenuto. Il Veneto recupera solo il 5% dell’acqua piovana: rispetto alla media nazionale il dato è preoccupante e dimostra quanto bisogno ci sia di investimenti in questo campo.

La proposta di Coldiretti

In Veneto sono irrigati 600mila ettari della SAU. Per questa ragione vanno assicurate le portate delle concessioni idriche, attuando il risparmio irriguo, ammodernando la rete e realizzando nuovi invasi utilizzando le cave dismesse e i bacini. I fenomeni straordinari con alluvioni e stagioni monsoniche impongono il grande tema della sicurezza idraulica che si attua con il governo dell’acqua dei comprensori di bonifica (1,15 milioni di ettari). «Occorre trattenere l’acqua quando c’è nelle infrastrutture – dice Coldiretti Veneto –  e laddove necessario realizzare opere di laminazione per arginare le calamità atmosferiche».

«Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie abbiamo elaborato e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente cantierabile» ha affermato il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare «si tratta di un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale».

Il progetto prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali.

Il piano della Coldiretti sulle risorse idriche per il Recovery Plan punta alla transizione verde in modo da risparmiare il 30% di acqua per l’irrigazione, diminuire il rischio di alluvioni e frane, aumentare la sicurezza alimentare dell’Italia, garantire la disponibilità idrica in caso di incendi, migliorare il valore paesaggistico dei territori e garantire adeguati stoccaggi per le produzioni idroelettriche green in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni dell’UE per il 2030.  Un progetto ideato ed ingegnerizzato e poi condiviso con Anbi, Terna, Enel, Eni e Cassa Depositi e Prestiti con il coinvolgimento anche di diverse Università.

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