Danni da cimice asiatica: in arrivo (i primi) 20 milioni di euro per gli agricoltori veneti

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Agricoltura, danni da cimice asiatica: in arrivo la prima trance di 20,6 milioni, a fronte dei 32,4 stanziati per il fondo di solidarietà, in favore dei frutticoltori veneti danneggiati dalle cimici asiatiche nel 2019.

Lo comunica in una nota Coldiretti Veneto che ricorda anche i dati relativi al quadro regionale: oltre 19mila gli ettari interessati dalle colture oggetto dell’attacco da parte delle cimici. Danni in prevalenza su mele, kiwi, pere e pesche, 975 aziende colpite in totale e concentrate nella provincia di Verona, Treviso, Padova e Rovigo.  I danni stimati si avvicinavano ai 70 milioni di euro per gli agricoltori.

Danni da cimice asiatica: il dettaglio degli indennizzi

Dopo il primo versamento previsto entro la fine di questo mese, seguirà il secondo acconto e il saldo finale da assegnare a febbraio 2022. Al conteggio degli aiuti vanno aggiunti, comunque, anche i 5 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione del Veneto la cui erogazione è stata già corrisposta.

«In questo periodo – commenta Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto – gli imprenditori agricoli hanno messo in campo tutte le strategie possibili per salvare le produzioni: dalle reti antinsetto al controllo biologico con l’introduzione della Vespa samurai. Dal punto di vista scientifico Coldiretti ha promosso un sistema di monitoraggio con un centinaio di postazioni per le rilevazioni territoriali sull’infestazione stagionale. I costi sostenuti non sono irrilevanti: la responsabilità sociale degli imprenditori merita attenzione e un riconoscimento economico all’altezza di quanto fatto per arginare la calamità. Il rischio di mettere in ginocchio definitivamente il comparto che soffre già della crisi di mercato è sempre attuale».

«A questo proposito, serve un impegno ancora maggiore, da parte della Regione, nel monitoraggio e nella assistenza tecnica, al fine di supportare gli agricoltori che devono fare i conti, sempre con maggiore frequenza, a varie calamità biotiche. I soldi spesi in prevenzione, infatti, sono di gran lunga inferiori a quelli necessari per i parziali ristori. Va cambiato radicalmente l’approccio per dar modo ai produttori di poter operare limitando al minimo il rischio connesso alle emergenze fitopatologiche»

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