Fusione Agsm-Aim, c'è il sì definitivo (con qualche mal di pancia)

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Sì definitivo alla fusione Agsm-Aim con 22 voti favorevoli e 9 astenuti (Movimento 5 stelle, Pd, Sinistra in Comune, Gruppo misto e Traguardi Verona) nel Consiglio comunale di Verona. L’incorporazione di Aim Vicenza in Agsm Verona sarà così attiva dal 1° gennaio 2021.

Nasce quindi un nuovo polo delle multiutility del Nordest, che mira a diventare il quarto polo industriale dell’Italia settentrionale, insieme a Iren, Hera e alla lombarda A2A, che fino a maggio era sul tavolo delle trattative per entrare come partner strategico, poi esclusa in via definitiva il 29 giugno con l’approvazione dell’accordo da parte del consiglio di amministrazione di Agsm Verona e, in seguito, di Aim Vicenza. È proprio su A2A che il dibattito tra favorevoli e contrari resta acceso.

Come conseguenza della fusione, il capitale sociale di Agsm Verona aumenterà da 58,5 milioni di euro a circa 95,6 milioni. Accanto alla quota minima di partecipazione del Comune di Verona, pari al 51% del capitale sociale, il Comune di Vicenza aderirà con un valore non inferiore al 32%. Circa la governance del nuovo polo industriale, negli organi amministrativi e di controllo viene garantita la rappresentanza paritaria dei soci.

Per il sindaco di Verona Federico Sboarina, è «la giusta direzione per avere quella forza per difenderci sul nostro territorio da futuri tentativi di acquisizione». Dall’incorporazione ci guadagnano entrambe le aziende, secondo Massimo Paci, consigliere Verona Domani e primo firmatario della fusione Agsm-Aim. Si parla di «qualità ed economicità del servizio, grazie alle possibilità di crescita e consolidamento del posizionamento di mercato congiunto e la messa in condivisione delle migliori competenze». Ma non tutti sono d’accordo.

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Il dibattito sulla fusione Agsm-Aim

Federico Benini (Pd) e Tommaso Ferrari (Traguardi Verona) criticano il cambio di idea sulla partecipazione strategica della lombarda A2A: «Prima sembrava A2A imprescindibile poi, tutto ad un tratto, cambio di rotta e di orientamento», dice Ferrari. L’advisor industriale congiunto Roland Berger «sosteneva come un legame unico con Aim fosse di scarso respiro. Oggi, per avvallare questa operazione, si presentano altri dati, che stimano per un accordo a due valori di crescita più alti di quelli ottenuti con A2A. Difficile quindi capire dove stia la verità», sottolinea Benini. Mentre Flavio Tosi (Lista Tosi), evidenzia che la fusione poteva farsi già nel 2017, «ma si è preferito perseguire altre direzioni. Nel frattempo si è dimesso anche il presidente di Agsm Finocchiaro e da mesi la maggioranza non riesce ad individuare un suo sostituto».

Ai dubbi sull’esclusione di A2A, Paci risponde: «Non abbiamo votato una aggregazione che vedesse coinvolta A2A perché non ritenevano fosse corretto procedere con percorsi poco chiari che si avvalessero di principi quali l’infungibilità, ma siamo sempre stati propugnatori dell’idea di aggregazioni», come quella che ora è stata definitivamente approvata.

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