Veneto, persi 50mila posti di lavoro da inizio pandemia

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Cinquantamila in totale, seimila a settimana: la conta dei posti lavoro persi in Veneto, dall’inizio della pandemia da Coronavirus, si fa sempre più alta.  Continua il monitoraggio di Veneto Lavoro sugli effetti causati dall’emergenza Covid-19 sull’occupazione dipendente in Veneto. A quasi due mesi dall’introduzione delle prime misure restrittive da parte del governo, la perdita dei posti di lavoro dipendente in regione è salita a circa 50 mila. Questo tra mancate assunzioni e diminuzione effettiva delle posizioni lavorative, pari a circa il 3% dell’occupazione dipendente complessiva. Una media di 6 mila posti di lavoro persi ogni settimana. I posti di lavoro persi in Veneto sono completamente imputabile al crollo delle assunzioni (-60% rispetto all’anno precedente) che ha coinvolto tutte le tipologie contrattuali. La differenza con il saldo del corrispondente periodo 2019 è pari a meno 7.000 per i contratti a tempo indeterminato, meno 4.400 per l’apprendistato, meno 39.500 per i contratti a termine.

Posti lavoro persi in Veneto, cresce solo il lavoro domestico

Gli stessi effetti si riscontrano in altre tipologie contrattuali, quali il lavoro intermittente (meno 9.600 posizioni lavorative), i tirocini (meno 4.700) e le collaborazioni (meno 650). Anche i primi dati sul lavoro somministrato, relativi al mese di marzo, sembrano prefigurare un drastico calo delle assunzioni. Si conferma invece la dinamica positiva del lavoro domestico (+1.800). Si può ipotizzare che la necessità di documentare e giustificare gli spostamenti, così come la possibilità di accedere al voucher alternativo al congedo parentale, abbiano portato all’emersione di rapporti di lavoro finora svolti in modo irregolare. La crescita dei contratti di lavoro domestico è stata particolarmente evidente nel mese di marzo, per poi esaurirsi gradualmente ad aprile. «Aspettavo con ansia questo secondo ‘bollettino di guerra’. Tutti i tavoli di confronto di settore o generali ci stanno restituendo un quadro drammatico, di una pesantissima situazione sul piano occupazionale», afferma l’assessore regionale al lavoro del Veneto Elena Donazzan.

Il turismo è risultato da subito il settore più esposto agli effetti della pandemia e ha lasciato da solo sul terreno quasi 24 mila posti di lavoro, scontando, a partire dall’inizio del mese di aprile, il mancato avvio delle assunzioni per la stagione estiva. In difficoltà anche il tessile-abbigliamento, il legno-mobilio, le produzioni in metallo, le attività professionali e l’editoria. Agricoltura, industria alimentare, sanità, servizi sociali e industria farmaceutica si confermano i pochi comparti che riescono a contenere il calo delle assunzioni, con contratti di lavoro dipendente, attorno al 20%.

Le analisi di Veneto Lavoro sull’impatto dell’emergenza Covid-19 sul mercato del lavoro regionale sono disponibili sul sito di Veneto Lavoro alla pagina http://www.venetolavoro.it/misure.

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