Rischi di credito: cosa possono fare le aziende

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Nel contesto economico del 2025, caratterizzato da una crescita del PIL italiano del 2,8% ma anche da crediti insoluti che hanno raggiunto l’8% delle vendite B2B, la gestione del rischio di credito rappresenta una sfida cruciale per la sopravvivenza delle imprese.

Le aziende italiane si trovano ad affrontare un paradosso: da un lato devono concedere dilazioni di pagamento per rimanere competitive, dall’altro devono proteggere la propria liquidità aziendale da clienti che impiegano in media 59 giorni per saldare le fatture.

In questo scenario, dove il costo del credito resta elevato al 4,64% e le tensioni geopolitiche aumentano l’incertezza, diventa fondamentale per le imprese dotarsi di strategie di mitigazione efficaci e strumenti digitali avanzati per prevenire l’insolvenza dei clienti.

Cos’è il rischio di credito e perché preoccupa le aziende nel 2025

Il rischio di credito rappresenta la possibilità concreta che un cliente non riesca a onorare i propri impegni di pagamento, compromettendo così la stabilità finanziaria dell’azienda creditrice attraverso diverse forme che vanno dal rischio di insolvenza (incapacità giuridica di rientrare del debito) al rischio di migrazione (deterioramento del merito creditizio), fino al pericoloso rischio di concentrazione quando un singolo cliente rappresenta una parte significativa del fatturato aziendale.

Nel 2025 questo rischio assume dimensioni preoccupanti per le imprese italiane, considerando che i crediti insoluti hanno raggiunto l’8% delle vendite B2B (rispetto al 6% dell’anno precedente), mentre il contesto macroeconomico presenta sfide significative come l’aumento del 79,7% del prezzo del gas, il rallentamento del settore costruzioni (-3,3%) e la difficoltà del 49,4% delle imprese nel reperire personale qualificato.

La crisi di liquidità aziendale derivante dai mancati pagamenti rappresenta un problema vitale che può compromettere le operazioni quotidiane più basilari, dal pagamento di bollette e stipendi all’acquisto di materie prime, creando un effetto domino che, se non gestito tempestivamente attraverso adeguate strategie di credit risk management, può condurre l’impresa fino al fallimento.

Come valutare e misurare il rischio di credito dei clienti

La valutazione del rischio di credito si basa su modelli statistici di credit scoring che analizzano un’ampia gamma di informazioni sull’impresa valutata – dalle informazioni economico-finanziarie a quelle demografiche e settoriali – per generare un punteggio di rischio che misura la probabilità di default del cliente su una scala da 0 a 100, considerando generalmente un orizzonte temporale di 12 mesi.

Le aziende devono implementare un processo strutturato di valutazione che comprende l’analisi del potenziale di perdita (calcolando l’impatto sul flusso di cassa in caso di inadempimento), la definizione di un piano di intervento che stabilisca linee guida chiare su come concedere credito e la determinazione dei limiti di credito basati sull’affidabilità creditizia del cliente e sulla sua capacità di rimborso.

Il Credit Score aziendale, sempre più utilizzato come strumento fondamentale nella valutazione della salute economico-finanziaria di clienti nuovi e storici, permette alle imprese di prendere decisioni informate sulla gestione del credito commerciale, impostando tempistiche di pagamento personalizzate e implementando strategie di monitoraggio continuo che consentono di identificare tempestivamente segnali di deterioramento della solvibilità del cliente.

Strategie di prevenzione e gestione del credito commerciale

Le piattaforme digitali avanzate rappresentano oggi uno strumento indispensabile per le aziende, in quanto analizzano rapidamente le informazioni commerciali, monitorano la salute finanziaria dei clienti in tempo reale e generano alert automatici in caso di segnali di rischio come ritardi nei pagamenti o variazioni negative nella situazione economico-finanziaria del debitore.

L’implementazione di software gestionali evoluti, integrati con le piattaforme contabili e amministrative aziendali, consente di automatizzare attività fondamentali come la rilevazione delle scadenze, la generazione di report dettagliati sull’esposizione creditizia e l’attivazione di procedure di recupero stragiudiziale, riducendo significativamente i tempi di intervento e migliorando l’efficacia delle azioni di recupero crediti.

La valutazione preventiva dell’affidabilità creditizia deve diventare una prassi aziendale consolidata, effettuata prima di concedere dilazioni di pagamento attraverso strumenti come l’accesso a banche dati creditizie, l’analisi dei bilanci e il monitoraggio costante del portafoglio clienti, implementando revisioni mensili o al massimo trimestrali per mantenere sotto controllo l’evoluzione del rischio di insolvenza.

Strumenti di mitigazione: dall’assicurazione del credito al factoring

L’assicurazione dei crediti commerciali offre una protezione completa attraverso tre servizi fondamentali: la valutazione preventiva degli acquirenti con attribuzione di limiti di fido, la gestione delle azioni bonarie o legali per il recupero dei crediti e l’erogazione del risarcimento in caso di insolvenza del cliente, permettendo alle aziende di trasferire il rischio a compagnie specializzate.

Il factoring rappresenta un’alternativa efficace per la gestione del rischio creditizio, con il factoring pro-solvendo che garantisce liquidità immediata mantenendo la responsabilità del rischio sull’azienda cedente, mentre il factoring pro-soluto offre anche la garanzia del pagamento trasferendo completamente il rischio di insolvenza alla società di factoring, risultando particolarmente vantaggioso quando combinato con una polizza di assicurazione crediti.

La combinazione strategica di questi strumenti – come l’operazione di factoring pro-solvendo abbinata a polizza credito – rappresenta il mix perfetto per le aziende che necessitano di smobilizzare i propri crediti mantenendo al contempo una protezione dal rischio di mancato incasso, con vantaggi aggiuntivi come la riduzione del tasso di sconto, l’aumento dei plafond concessi dal factor e l’assenza di segnalazioni negative in Centrale Rischi.

L’impatto delle nuove normative e il ruolo della digitalizzazione

L’entrata in vigore del CRR 3 dal 1° gennaio 2025 introduce importanti novità nel framework prudenziale bancario, tra cui l’inserimento nel perimetro prudenziale delle offerte inviate alla clientela ma non ancora accettate e nuove regole per la valutazione del rischio di credito, mentre la vigilanza BCE 2025-27 prevede ispezioni mirate sui portafogli PMI con particolare attenzione all’identificazione tempestiva dei debitori in difficoltà.

La Centrale Rischi della Banca d’Italia, che raccoglie informazioni sulle situazioni debitorie di clienti bancari con finanziamenti superiori a 30.000 euro e viene aggiornata mensilmente, rappresenta uno strumento fondamentale per gli istituti di credito nella valutazione della solidità finanziaria dei richiedenti, influenzando direttamente le condizioni di accesso al credito per le imprese italiane.

La trasformazione digitale del credit management, accelerata dalle nuove normative e dalla necessità di rispondere rapidamente ai cambiamenti del mercato, richiede alle aziende investimenti in API di integrazione che consentano di collegare i servizi di valutazione del rischio direttamente nei propri sistemi gestionali, creando un ecosistema integrato dove le informazioni fluiscono in tempo reale per supportare decisioni di credito più rapide e accurate, fondamentali per mantenere la competitività aziendale in un mercato sempre più complesso e interconnesso.

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