Morti sul lavoro: nel 2024 già 268, ma il Veneto è «zona bianca»

L’ultima indagine sull’emergenza sicurezza sul lavoro, condotta dal team di esperti dell’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering, evidenzia l’incidenza degli infortuni come il vero indicatore di rischio per i lavoratori in Italia. Questo dato, che misura il numero di vittime in relazione alla popolazione lavorativa, permette di mappare con precisione le aree a maggior rischio, fornendo uno strumento prezioso per chi opera nel campo della sicurezza sul lavoro.

Ad aprile 2024, le regioni con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale (pari a 8,7 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) finiscono in “zona rossa”. Queste regioni includono Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna, Umbria, Puglia, Campania e Calabria. In “zona gialla” troviamo Sardegna, Toscana, Sicilia, Lombardia, Piemonte e Lazio, mentre in “zona bianca” rientrano Liguria, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Basilicata, Veneto, Marche e Molise.

L’Osservatorio ha anche delineato l’identikit dei lavoratori più a rischio in base alla fascia d’età, con incidenze di mortalità che restano particolarmente preoccupanti tra i lavoratori più anziani. La fascia degli ultrasessantacinquenni registra l’incidenza più elevata (34,9 per milione di occupati), seguita dai lavoratori tra i 55 e i 64 anni (13,5 per milione).

Gli stranieri sono particolarmente colpiti da questo fenomeno: nel primo quadrimestre del 2024, 48 lavoratori stranieri sono deceduti sul lavoro, con un rischio di morte quasi triplo rispetto agli italiani (20,2 morti ogni milione di occupati contro i 7,5 degli italiani).

In totale, 268 lavoratori sono morti sul lavoro in Italia nei primi quattro mesi del 2024: 206 durante l’attività lavorativa e 62 in itinere (nel tragitto casa-lavoro). La Lombardia detiene il triste primato con 33 vittime, seguita da Emilia-Romagna (28), Campania (20), Puglia (17) e Lazio (16).  Il settore delle costruzioni rimane il più pericoloso, con 41 decessi sul lavoro, seguito dalle attività manifatturiere (25), trasporti e magazzinaggio (19) e commercio (11).

Anche il numero di denunce di infortunio è aumentato del 3,6% rispetto all’aprile 2023, passando da 187.324 a 193.979. Le attività manifatturiere registrano il maggior numero di denunce (22.299), seguite da costruzioni (10.913), sanità (10.873) e trasporti e magazzinaggio (10.072). Le denunce di infortunio per le lavoratrici sono state 70.733, mentre per i lavoratori uomini 123.246. La fascia di età più colpita è quella tra i 45 e i 54 anni, con 41.613 denunce (21,5% del totale).

L’indice di incidenza degli infortuni mortali permette di confrontare il fenomeno tra le diverse regioni, indipendentemente dalla popolazione lavorativa. La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio distingue tra:

-Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% della media nazionale;
-Giallo: regioni con un’incidenza tra il 75% e il 100% della media nazionale;
-Arancione: regioni con un’incidenza tra il 100% e il 125% della media nazionale;
-Rosso: regioni con un’incidenza superiore al 125% della media nazionale.

“Un terzo dell’anno è già passato e l’emergenza morti sul lavoro è descritta dai soliti tragici numeri. Se la situazione non varierà, anche a fine 2024 conteremo oltre 1.000 vittime sul lavoro. Da gennaio ad aprile 2024 si contano 268 vittime, 4 in più rispetto a fine aprile 2023. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso crescono le morti in itinere del +8,8%: va evidenziato che fino a marzo avevamo registrato una decrescita degli infortuni mortali nel tragitto casa lavoro, purtroppo questa tendenza non è stata confermata con i dati del mese di aprile” commenta Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre.

 

 

 

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