Stipendi: salari sotto la media nazionale per Belluno, Venezia e Rovigo

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

In Italia le differenze salariali tra un territorio e l’altro sono evidenti. Secondo i dati della CGIA di Mestre, nel 2021 la retribuzione media lorda annua dei lavoratori dipendenti italiani occupati nel settore privato nella Città Metropolitana di Milano era di 31.202 euro, a Palermo, invece, di 16.349 euro.
In pratica a Milano un lavoratore dipendente medio, due anni fa percepiva il 90% in più di un collega occupato nel capoluogo regionale siciliano. Se il confronto viene eseguito con la provincia calabrese di Vibo Valentia, ultima nel Paese per retribuzione media lorda annua pari a 11.823 euro, il salario del dipendente milanese era superiore del 164 per cento. La retribuzione media italiana ammontava a 21.868 euro.

Gli aspetti emersi dall’elaborazione eseguita dall’Ufficio studi della CGIA su dati INPS ripropongono la questione degli squilibri retributivi presenti tra le diverse aree del nostro Paese, come, ad esempio, tra Nord e Sud o tra le aree urbane e quelle rurali. Le disuguaglianze salariali tra le ripartizioni geografiche sono presenti perché, secondo la CGIA, nel settore privato le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, le società finanziarie/assicurative/bancarie che – tendenzialmente riconoscono ai propri dipendenti stipendi molto più elevati della media – sono ubicate prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord. Queste dispongono di una quota di personale con qualifiche professionali sul totale molto elevata, con livelli di istruzione alti. Inoltre il lavoro irregolare è diffuso soprattutto nel Mezzogiorno e questobprovoca un abbassamento dei salari contrattualizzati dei settori ubicati nelle aree interessate da questo fenomeno.

Secondo la CGIA, il problema dei lavoratori poveri non è riconducibile ai minimi tabellari troppo bassi, ma al fatto che durante l’anno queste persone lavorano un numero di giornate molto contenuto, quindi per legge andrebbe contrastato l’abuso di alcuni contratti a tempo ridotto. A questo si aggiunge il bisogno di continuare nel taglio dell’Irpef e diffondere maggiormente la contrattazione decentrata, premiando la decontribuzione e il raggiungimento di obbiettivi di produttività, anche ricorrendo ad accordi diretti tra gli imprenditori e i propri dipendenti.

Entro il 15 giugno scorso erano presenti presso il Ministero del Lavoro 10.568 contratti attivi di secondo livello, di cui 9.532 di natura aziendale e 1.036 territoriali. In relazione alla dimensione aziendale, il 43% era stato sottoscritto nelle realtà aziendali con meno di 50 addetti, il 41% in quelle con più di 100 e il 16% in quelle con un numero di dipendenti compreso tra 50 e 99. Dei 10.568 contratti attivi, il 72% è stato sottoscritto al Nord, il 18% al Centro e il 10% al Sud. Lombardia, Emilia Romagna e Veneto sono le regioni che presentano il numero più elevato. A livello nazionale sono coinvolti 3,3 milioni di dipendenti (il 20% circa del totale nazionale), di cui 2,1 da contratti aziendali e 1,1 da contratti territoriali.

Oltre ad estendere l’applicazione della contrattazione decentrata, l’Ufficio studi della CGIA ritiene che per appesantire le buste paga sarebbe necessario rispettare le scadenze del rinnovo dei contratti di lavoro. Al netto del settore dell’agricoltura, del lavoro domestico e di alcune questioni di natura tecnica, al 1° settembre scorso il 54% dei lavoratori dipendenti del settore privato aveva il CCNL scaduto – parliamo di quasi 7,5 milioni di dipendenti su un totale che sfiora i 14 milioni.

Dall’analisi provinciale delle retribuzioni medie lorde pagate ai lavoratori dipendenti del settore privato emerge che, nel 2021, Milano è stata la realtà con gli stipendi più elevati: 31.202 euro. Seguono Parma con 25.912 euro, Bologna con 25.797 euro, Modena con 25.722 euro e Reggio Emilia con 25.566 euro. In tutte queste realtà emiliane, la forte concentrazione di settori ad alta produttività e a elevato valore aggiunto ha “garantito” alle maestranze di questi territori buste paga molto pesanti.

Vicenza la troviamo al 12eismo posto con 24.139 euro, seguita da Treviso con 23.836, Padova 23.788 e Verona al 25esimo posto  con 22.726 euro. Sotto la media nazionale Belluno con 21.754 euro , Venezia con 20.454 euro e Rovigo con 19.811 euro.

I lavoratori dipendenti più “poveri”, invece, si trovavano a Nuoro dove percepivano una retribuzione media lorda annua pari a 13.338 euro, a Cosenza con 13.141 euro e a Trapani con 13.137 euro. I più “sfortunati”, infine, lavoravano a Vibo Valentia dove in un anno di lavoro hanno portato a casa solo 11.823 euro

Ti potrebbe interessare