Stop a veicoli benzina e diesel dal 2035. Dalla Vecchia (Confindustria Vicenza): «Imposta con la forza una tecnologia»

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Stop all’immatricolazione di veicoli a benzina e diesel a partire dal 2035, se ancora non è ufficiale poco ci manca. Il futuro veto arriva dall’Europa per spingere sulla transizione ecologica, ma i commenti di Confindustria e Federcarrozzieri sono di diverso tenore e lanciano l’allarme sui risvolti economici e tecnici.

«L’ideologia cieca, in cerca di facili consensi, ha battuto la razionalità – dichiara la presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia –. Non si capisce perché Bruxelles, anziché puntare a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, abbia deciso di imporre, con la forza, una tecnologia. Scelta che avrà due grosse ripercussioni gravi per l’Italia e l’Europa. La prima è una progressiva deindustrializzare di una filiera trainante come quella dell’automotive, il cui cuore risiede nella componentistica italiana e veneta. Quindi posti di lavoro, know-how, welfare, tasse, posizionamento nelle filiere internazionali persi senza alcun paracadute per nessuno. La seconda è quella di non avere effetti significativi sul calo della CO2 nel pianeta, perché si sta mettendo un limite tecnologico a quella parte del mondo, l’Europa, che ha un impatto limitato e mitigato».

La presidente degli industriali berici continua avvertendo che così si consegnerebbe alla Cina una posizione dominante sul mercato e nei confronti di una Europa dipendente per le forniture dell’automotive elettrico.

Diverso nel focus e nelle sfumature, il commento di Federcarrozzieri. Si denuncia in questo caso un “aumento esponenziale” dei costi di riparazione delle autovetture e di conseguenza maggiori esborsi sia per le carrozzerie, sia per gli automobilisti. A questo proposito l’associazione afferma che gli interventi sulle auto elettriche costano fra il 18 e il 30 percento in più rispetto a vetture tradizionali, a pesare sono maggiore elettronica, patentini e procedure più lunghe e complesse.

«La carrozzerie dovranno quindi evolversi e aggiornarsi per far fronte al cambiamento del mercato – è il commento del presidente di Federcarrozzieri Davide Galli –, ricorrendo a personale sempre più specializzato e a strumentazione sempre più complessa, con una selezione naturale degli operatori ma al tempo stesso un incremento non indifferente dei costi a loro carico che determinerà, di conseguenza, un aumento esponenziale dei costi di riparazione delle autovetture».

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