Veneto, stato di allarme per il caldo. Siccità imponente, dal Trentino arriva acqua in aiuto

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Stato di allarme climatico causato dal caldo in tutta la regione Veneto. L’allarme è dovuto al raggiungimento della soglia più alta riguardante l’indice di disagio fisico. Si è partiti limitandolo alle sole zone costiere nella giornata di sabato per poi estenderlo, fino alle 24 di oggi, lunedì 27 giugno, a tutto il territorio regionale.

Il disagio fisico, basato su temperatura ed umidità dell’aria, ù viene suddiviso su tre livelli (debole, moderato, forte) e misura quanto la temperatura percepita dal corpo umano si discosti dallo stato di benessere. L’indice ha raggiunto il livello forte facendo scattare l’allerta.

Le forti temperature e soprattutto la mancanza di precipitazioni hanno lasciato i fiumi con pericolosamente poca acqua. Situazione di crisi che probabilmente indirizzerà il Veneto, attualmente in zona gialla, insieme ad altre cinque regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Marche e Lazio) verso la zona rossa ed il razionamento delle scorte idriche. Stato di emergenza, richiesto dal Governatore Luca Zaia già alla fine di aprile, che nel concreto consentirebbe alla Regione di aiutare chi stia subendo danni.

Intanto iniziano a venire applicate le prime misure con il Comune di Padova che chiude le fontane ed altri Sindaci che vietano di innaffiare orti e giardini, chiedendo un utilizzo dell’acqua solamente per ragioni alimentari ed igieniche.

Una soluzione temporanea per alleviare il problema arriva dalla Provincia di Trento. Nello scorso fine settima le centrali di Santa Giustina e di San Floriano, che alimentano l’Adige, hanno prodotto più energia di quella solitamente richiesta, aumentando la quantità d’acqua disponibile a valle, aiutando così i territori limitrofi.

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