Crisi energetica, Bernardi: «Riconoscere il valore delle filiere corte»

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Ospitiamo l’intervento di Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana

«È un grave errore distinguere tra filiere di grandi e piccoli consumatori di energia elettrica e gas concedendo ai primi detrazioni d’imposta che vengono invece negate a imprese della stessa filiera per la sola circostanza di avere dei consumi più ridotti. In ballo non c’è solo il caro energia. La transizione energetica è la risposta a Vladimir Putin. Può sembrare una semplificazione, magari un azzardo, ma questa è la vera sfida del futuro. Per questo è necessario che il Governo riconosca il valore delle filiere corte e le valorizzi in quanto capaci di costruire la transizione energetica “su misura dei territori, scegliendo le tecnologie che meglio si adattano alle realtà locali.
Lasciamo alla diplomazia il compito di dipanare il terribile garbuglio della guerra in Ucraina, con il suo carico di morte e distruzioni. Ma è nostra responsabilità immaginare un futuro oltre la guerra.

Il conflitto, al pari della pandemia Covid-19, è stato uno degli acceleratori di fenomeni sotterranei che già sfidavano il nostro futuro. Oggi il problema delle materie prime, della logistica e soprattutto dell’energia sono esplosi in tutta la loro drammaticità. C’è un dato che fa pensare: la nostra transizione energetica avrebbe comunque comportato il superamento del quantitativo di gas russo che oggi consumiamo.
Questo è il punto: pensare in modo diverso le nostre fonti di energia è, nell’immediato una risposta a Putin, ma diventa nel medio periodo un’assoluta necessità. I numeri parlano da soli: nel primo trimestre 2022, un chilowattora di energia elettrica costa a una microimpresa il 360% in più rispetto all’anno scorso. Un metro cubo di gas naturale il 336% in più. Il prezzo del gasolio alla pompa ha subito un aumento tendenziale del 45,1% (al 10 marzo).

Confartigianato, intervenuta l’11 marzo in audizione sulla conversione in legge del Decreto Energia, ha ribadito la gravità della situazione in cui versano gli imprenditori a causa dei costi energetici.
Tutto questo rientra nelle misure di emergenza, ma non basta, serve molto di più. Con la pace in Ucraina, da tutti auspicata, i prezzi dell’energia potranno ridursi scenderanno, ma non verrà meno il problema della dipendenza. Per l’Italia è un problema di “sovranità energetica”.
Cosa possono fare le imprese? L’aggregazione è un ‘ottimo punto di partenza e testimonianza ne è il Consorzio Caem, promosso dal sistema Confartigianato per l’acquisto di energia elettrica e gas che negli ultimi anni ha rappresentato un ottimo sistema di calmierazione dei prezzi.
Alternative di autoproduzione, che non erano appetibili, ora stanno diventando interessanti. Oggi è il momento d’investire. Le tecnologie ci sono e iniziano a essere mature: microidroelettrico, fotovoltaico, solare termico industriale, agro energie, biogas e biomasse. Servono nuove forme contrattuali, come le Comunità energetiche rinnovabili di autoproduzione e autoconsumo, che danno diritto a un incentivo. Una soluzione a portata di “locale”. Su scenari più ampi, il Power Purchase Agreement, il contratto tra produttore e acquirente di lunga durata a un prezzo fissato.
Le imprese inoltre devono investire nell’efficienza energetica. Una scelta di competitività e un investimento sul futuro della “sovranità energetica”.
Pensare che la nostra società possa mantenere un tenore di vita indipendentemente da pandemie, guerre e catastrofi naturali è illusorio così come è fuorviante continuare a contare su incentivi e aiuti statali.. La sfida è chiara: passare dall’emergenza a un approccio strutturato all’energia, ad una vera politica energetica. È necessario tanto per gli Stati, quanto per ciascuna impresa».

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