Rapporto Mal'Aria, le città venete restano tra le più inquinate d'Italia

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In Veneto l’inquinamento atmosferico resta un problema pesante. Secondo il report Mal’Aria di città 2022 di Legambiente, che ha rilevato in 102 città i valori di PM10, PM2.5 e NO2, quattro città venete si trovano nella pattuglia ai vertici della concentrazione di PM10. Le città più distanti dall’obiettivo sono Alessandria (media annuale PM10 33 µg/mc rispetto al limite OMS di 15 µg/mc); Milano (32 µg/mc), Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino (31 µg/mc), che dovranno ridurre le concentrazioni di oltre il 50%.

Situazioni difficili e obiettivo lontano anche per Asti, Avellino, Cremona, Padova, Piacenza, Reggio Emilia, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza (30 µg/mc). Queste città, per poter rientrare nei limiti di concentrazione suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità, dovranno ridurre le concentrazioni di PM10 mediamente del 33%, spiega Legambiente. Nessuna delle 102 città analizzate rispetta tutti i valori suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per PM10, PM2.5 e NO2. Tra queste 28 sono quelle più distanti dai parametri OMS.

Anche per il PM2.5, la parte più fina delle polveri sottili e quella che desta maggiori preoccupazioni dal punto di vista della salute, le città venete si collocano nella parte alta della classifica delle più inquinate. Per questo parametro l’obiettivo di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è del 61%.

Le criticità maggiori si presentano a Cremona e Venezia (media annuale 24 µg/mc contro un valore OMS di 5 µg/mc) che dovranno ridurre le concentrazioni del 79%, seguite da Vicenza (22 µg/mc), Piacenza, Padova, Milano (21 µg/mc), Asti, Alessandria, Verona, Torino e Treviso (20 µg/mc) che dovranno ridurre le loro concentrazioni per più del 75%.

Per l’NO2 la riduzione dovrà essere mediamente del 52%, con le criticità maggiori registrate a Milano (media annuale 39 µg/mc contro un valore OMS di 10 µg/mc) e Torino (37 µg/ mc) che dovranno ridurre le concentrazioni rispettivamente del 74% e 73%; seguite da Palermo e Como (36 µg/mc), Bergamo (35 µg/mc), Trento e Teramo (34 µg/mc), Monza e Roma (33 µg/mc), Napoli e Bolzano (32 µg/mc), Firenze e Pavia (31 µg/mc) che dovranno ridurre le concentrazioni di oltre il 68%.

Ciafani: «Mobilità e riscaldamento i fattori più inquinanti»

«L’Italia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – deve uscire al più presto dalla logica dell’emergenza e delle scuse che ha caratterizzato gli ultimi decenni fatti di piani, parole, promesse spesso disattese e scuse per non prendere decisioni, anche impopolari, per cambiare faccia alle nostre città e abitudini alle persone. L’inquinamento atmosferico deve essere affrontato in maniera trasversale e integrata con azioni efficaci, incisive e durature con misure integrate messe in campo dal governo nazionale, da quelli regionali e comunali. Nell’ambiente urbano i due settori che incidono maggiormente sono la mobilità e il riscaldamento domestico. Un cambio di paradigma è quanto mai necessario a partire proprio da questi due settori. Per questi motivi, da qui ai prossimi anni, per accelerare la transizione ecologica sarà centrale adottare misure che puntino davvero sulla mobilità sostenibile, elettrica, intermodale, di condivisione ripensando anche gli spazi urbani e da questo punto di vista saranno importantissimi le risorse del PNRR. Sarà inoltre rilevante puntare anche sull’efficientamento energetico e bloccare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030».

Minutolo: «L’inquinamento è un problema sanitario»

«Il problema dell’inquinamento atmosferico – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – non è un problema esclusivamente ambientale ma anche, e soprattutto, sanitario. In questo report di Mal’aria 2022 abbiamo voluto confrontare i valori medi annuali dei tre principali inquinanti atmosferici con quelli suggeriti dall’Oms. La revisione della direttiva europea sulla qualità dell’aria, che si appresta ad essere avviata nei prossimi mesi, rivedrà i limiti normativi in funzione dei nuovi limiti OMS. Nel giro di pochi anni, quindi, questi valori diventeranno vincolanti anche dal punto di vista legale e il non rispetto degli stessi porterà all’avvio di ulteriori procedure di infrazione per gli Stati membri inadempienti. L’Italia ha al momento attive tre procedure di infrazione per tre inquinanti come il PM10, PM2,5 e il biossido di azoto (NO2). Gli agglomerati chiamati in causa sono diversi e sono maggiormente concentrati nel nord del Paese: si va dalla valle del Sacco al territorio ricadente tra Napoli e Caserta, dalla zona di Pianura ovest e Pianura Est in Emilia Romagna all’agglomerato di Milano, Bergamo, Brescia, Roma, Venezia, Treviso, Padova, Vicenza, Verona, Torino, Palermo, dalle zone di Prato-Pistoia, Valdarno Pisano e Piana Lucchese, Conca Ternana, zona costiera collinare di Benevento all’area industriale della Puglia. Tutti territori dove la salute dei cittadini è stata messa sistematicamente a rischio per le elevate concentrazioni degli inquinanti atmosferici».

Le proposte di Legambiente

Di fronte a questo quadro e agli obiettivi di riduzione da raggiungere, l’associazione ambientalista rilancia le sue proposte in ambito urbano. Oltre all’importanza di ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo – con quartieri car free, “città dei 15 minuti” in cui tutto ciò che serve sta a pochi minuti a piedi da dove si abita, strade a 30 km all’ora, strade scolastiche, smart city – occorre anche aumentare il trasporto pubblico elettrico con 15.000 nuovi autobus per il TPL (rifinanziando il Piano Nazionale Strategico della Mobilità Sostenibile a favore di soli autobus a zero emissioni); nuove reti tranviarie per 150 km (o filobus rapid transit); cura del ferro (500 nuovi treni e adeguamento della rete regionale con completamento dell’elettrificazione).

Da Legambiente proposte e una petizione

Tra le soluzioni proposte contro l’inquinamento ci sono poi l’incentivo alla sharing mobility anche nelle periferie e nei centri minori, la realizzazione di 5.000 chilometri di ciclovie e corsie ciclabili, rendere l’80% delle strade condivise tra cicli e veicoli a motore. E ancora vietare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030 (al 2035 per camion e autobus interurbani prevedendo una strategia per il biometano liquido per l’autotrazione) e prevedere lo stop agli incentivi per la sostituzione dei mezzi più vecchi e inquinanti a favore di mezzi più nuovi ma ugualmente inquinanti. Sul fronte del riscaldamento domestico, serve un piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica, con abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali come il “Bonus 110%” e che favorisca il progressivo abbandono delle caldaie a gasolio e carbone da subito, e a metano nei prossimi anni verso sistemi più efficienti alimentati da fonti rinnovabili (es. pompe di calore elettriche).

Infine Legambiente lancia la petizione on line “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!”, che si può firmare qui, con la quale chiede al Governo risposte urgenti nella lotta allo smog, a partire dagli interventi sulla mobilità e l’uso dello spazio pubblico e della strada.

Foto Shutterstock

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