In Veneto ogni giorno 210 mila lavoratori senza Green pass. La Cgia: «Certificato vaccinale o tamponi per tutti»

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Oggi, lunedì 18 ottobre, 210 mila lavoratori del Veneto non potranno recarsi in fabbrica o in ufficio perché impossibilitati a farsi il tampone per ottenere il Green pass. Le farmacie e le strutture pubbliche/private dedicate a questo servizio non sono in grado di compiere giornalmente un numero di test  sufficienti per coprire la domanda. Lavoratori che, loro malgrado, saranno costretti a rimanere a casa senza retribuzione. La denuncia è sollevata dall’Ufficio studi della CGIA.

I numeri

Secondo le stime sarebbero poco più di 300 mila i lavoratori del Veneto senza il certificato verde. Persone che per accedere al proprio posto di lavoro  entro la fine dell’anno dovranno fare ogni 2 giorni il tampone per ottenere il green pass. Attualmente l’offerta è molto inferiore: ieri, ad esempio, il numero di tamponi realizzati in Veneto è stato pari a poco più di 84 mila. Ipotizzando un aumento della produttività da parte delle farmacie e delle strutture dedicate a fare questi test, lunedì il numero complessivo potrebbe salire a 90 mila al giorno. Se per tutti coloro che si sottopongono al test l’esito fosse negativo, rimarrebbero comunque senza pass 210 mila lavoratori veneti.

A rischio la ripresa economica

La mancata presenza di 210 mila occupati non rappresenta solo un problema economico e sociale che rischia di mettere a repentaglio la tenuta produttiva di moltissime attività economiche del Veneto, ma costituisce anche seria violazione del diritto al lavoro – argomenta la CGIA. «Se il Governo ha deciso per decreto di consentire l’ingresso negli uffici e nelle fabbriche solo a chi ha il Green pass – e quest’ultimo è ottenibile attraverso il vaccino o il tampone – lo Stato deve garantire la possibilità di fare il tampone anche a chi non vuole sottoporsi all’iniezione del siero vaccinale. Diversamente, lede il diritto al lavoro a tantissime  persone, venendo meno a un principio fondamentale di uno Stato di diritto: la legalità, che deve essere  sempre rispettata  sia dai soggetti pubblici sia da quelli privati. Intendiamoci, il Covid va sconfitto con la prevenzione, aumentando il numero di immunizzati e con le disposizioni indicate dagli esperti, ma allo stesso tempo dobbiamo salvaguardare anche il diritto al lavoro e le piccole imprese, che da questa pandemia sono state fortemente penalizzate».

Cambiare il decreto o mobilitare l’Esercito

Secondo l’Ufficio studi della CGIA, per risolvere questa situazione il Governo ha due possibilità: stabilire che il green pass si ottiene solo attraverso l’inoculazione del vaccino, eliminando così il problema dell’impossibilità di fare i tamponi a tutti, o mobilitare  l’Esercito o la Protezione civile, affinché vengano diffuse su tutto il territorio nazionale delle unità mobili in grado di fare i test, garantendo così a tutti il diritto di conseguire, ancorché temporaneamente, il certificato verde.

I “no vax” in Veneto

Dati puntuali sul numero di lavoratori  non vaccinati non ce ne sono. Gli unici disponibili sono di fonte della Presidenza del Consiglio e fotografano il numero di persone non ancora vaccinate all’8 ottobre scorso nella fascia di età tra i 20 e i 59 anni. Coorte che include la stragrande maggioranza dei lavoratori presenti anche nel Veneto. Ovviamente tra queste persone sono inclusi i disoccupati e gli inattivi. In Veneto in questa fascia anagrafica i “no vax” sono 457.490. Se a questi importo togliamo i disoccupati e gli inattivi, stimiamo che gli occupati senza alcun vaccino nella nostra regione ammonterebbero a poco più di 300 mila.

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