Caporalato, nuovi casi a Rovigo. Coldiretti firma protocollo nazionale

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Ancora caporalato in Veneto, questa volta nel rodigino. Dopo il terremoto Grafica Veneta, la task force coordinata dall’Ispettorato del lavoro di Rovigo e dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni ha portato a 17 segnalazioni per lavoro nero, 3 per sfruttamento del lavoro, altrettante per mancato rispetto delle norme sulla salute e sicurezza, e 3 persone denunciate.

L’operazione, denominata Alt Caporalato, si è svolta nell’arco di 3 settimane, durante le quali sono state monitorate 24 aziende agricole della provincia.

Coldiretti, firmato protocollo nazionale anti-caporalato

L’attenzione sul fenomeno del caporalato si è alzata considerevolmente nelle ultime settimane. A livello nazionale Coldiretti ha firmato un protocollo di intesa per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura assieme alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, al ministro delle Politiche agricole Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli, e il Presidente del Consiglio Nazionale di Anci, Enzo Bianco.

L’accordo, sottoscritto al Viminale, a Roma, prevede l’istituzione di una Consulta, composta dai rappresentanti dei tre ministeri, dell’associazione nazionale dei Comuni italiani, dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti, dell’Osservatorio Placido Rizzotto promosso dalla Flai-Cgil, della Fondazione Fai-Cisl studi e ricerche e dalla Fondazione Argentina Altobelli promossa dalla Uila-Uil.

«Si tratta di un’importante azione di responsabilizzazione delle istituzioni nazionali e locali per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il loro lavoro e gettano un’ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell’attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale», ha spiegato Coldiretti.

Caporalato, le azioni di contrasto in Veneto

Nel 2019 la Regione ha siglato un protocollo di intesa con Veneto Lavoro, Agenzia nazionale per le politiche del lavoro, Ispettorato interregionale del lavoro, Inps, Inail, sindacati, associazioni datoriali e rappresentanze delle cooperative del mondo agricolo, che impegna i sottoscrittori a condividere le banche dati e a fare squadra per prevenire e contrastare fenomeni di sfruttamento lavorativo e pratiche illegali nei lavori agricoli.

«Solo attraverso le indagini e i controlli si può realmente affrontare il tema del caporalato e, quindi, difendere lo sviluppo dell’occupazione in un settore, quello dell’agricoltura, che in Veneto vale oltre 3 miliardi di euro», ha dichiarato l’assessora regionale al lavoro, Elena Donazzan relativamente ai casi del Polesine. «Il protocollo di intesa tra istituzioni siglato due anni fa per contrastare lo sfruttamento lavorativo è una delle tante politiche per il lavoro che la Regione del Veneto ha attivato per combattere la piaga del caporalato».

Nel primo trimestre del 2021, nel settore dell’agricoltura i Centri per l’impiego regionali hanno gestito 170 vacancies per 519 posti di lavoro, abbinando 1.838 lavoratori e gestendo 43 assunzioni. Da gennaio 2021 sono stati assunti oltre 21 mila addetti nel comparto dell’agricoltura, con contratti a tempo determinato, indeterminato, di apprendistato e somministrazione. Di questi 8.655 solo nella provincia di Verona, risultato ottenuto anche grazie alla collaborazione avviata tra l’Ente Bilaterale per l’Agricoltura Veronese con Veneto Lavoro e gli Operatori dei Centri per l’Impiego della Provincia di Verona.

«I controlli delle autorità – chiosa Coldiretti Veneto – evidenziano ancora sacche oscure dove il malaffare si insinua». In attuazione del Protocollo è stato costituito a marzo 2021 il Comitato Tecnico regionale composto dai rappresentanti dei datori di lavoro, dei sindacati delle istituzioni e degli organi di vigilanza che avrà il compito di monitorare l’attuazione di iniziative volte a inibire il caporalato. Con gli ultimi rinnovi dei contratti provinciali degli operai agricoli è stata riaffermata una norma che mira a “monitorare” il ricorso da parte delle imprese agricole a forme di appalto ponendo a loro carico una preventiva verifica della “genuinità” dell’appaltatore soprattutto dal punto di vista del rispetto delle norme in materia di lavoro, previdenza e assicurazione.

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