Allarme Veneto: contagi in aumento, torna il rischio zona gialla. Zaia: «Rivedere i parametri»

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Veneto, torna il rischio zona gialla: la regione è infatti una delle cinque «sorvegliate speciali» dal ministero della Salute insieme a Sicilia, Sardegna, Campania e Lazio per l’aumento dei contagi da Covid-19 (soprattutto variante Delta) registrati dall’inizio del mese. Soltanto negli ultimi quattro giorni il Veneto ne ha contati 909 (ieri 318 e un decesso).

L’incidenza è un parametro fondamentale: dal 9 luglio scorso a ieri l’incidenza è schizzata dall’11,3 per 100mila al 27,7 per 100mila. In alcune zone il valore è nettamente superiore: nella Bassa Trevigiana(Distretto Treviso Sud) è addirittura di 60 per 100mila e nel Veronese sfiora i 90 per 100mila. Il Veneto dovrebbe scamparla per questa settimana e rimanere in zona bianca, ma il problema si porrà seriamente per la rivalutazione del 23 luglio.  É evidente l’impennata della curva delle nuove infezioni relativa alla fascia 15/24 anni, l’età media degli infettati è crollata a 20 anni.

Zona gialla o revisione dei parametri?

Le opzioni sono principalmente due: si rischia la zona gialla a meno che i governatori non vincano il confronto con il ministero della Salute e Iss per cambiare i parametri di classificazione colore e focalizzarli non più sui pazienti sintomatici ma su quelli ospedalizzati.

«Di fronte ad un aumento del numero di asintomatici, fenomeno di questi giorni, non possiamo pensare a misure di sanità pubblica uguali a quelle adottate quando gli ospedali erano al collasso — ripete il governatore Luca Zaia —. A noi interessa l’ospedalizzazione, che è il vero parametro. Lo scenario è oggettivamente cambiato, qualche riflessione va fatta e bisogna capire che sono mutati molti fattori. Oggi ci si infetta con maggiore velocità ma si va meno in ospedale, perciò in una fase in cui i reparti sono vuoti e il diritto alla salute è garantito, ogni azione di limitazione delle libertà sarebbe arbitrario e pretestuoso».

La partita dei parametri diventa essenziale per capire il futuro delle regioni italiane nella loro gestione della pandemia. L’assunto è principalmente questo: il virus continua a girare, senza dubbio, e con l’arrivo della variante Delta si sta assistendo ad un aumento dei contagi. Ad oggi, venerdì 16 luglio, siamo sopra i duemila al giorno, ma i virologi stimano che – complice l’estate e l’abbassamento delle misure di contenimento – si possa arrivare a più di 30mila a fine agosto. In pratica i numeri che altri Paesi, come l’Inghilterra ad esempio, già fanno registrare ora. Ma a fronte dell’aumento dei contagi si prevede, come già sta succedendo ora, che non ci sia un corrispettivo aumento delle ospedalizzazioni. Il virus c’è, ma – grazie ai vaccini, all’aver messo in sicurezza la fascia di popolazione più a rischio – non crea danni. Rimane da decidere quindi, se trattarlo (come stanno facendo in Inghilterra, appunto) alla stregua di un’influenza. Senza sottovalutarlo, ovviamente, ma provando a conviverci, tenendo sotto controllo ricoveri e numero di decessi.

 

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