Piste da sci, ennesimo dietrofront: Speranza blocca le riaperture fino al 5 marzo

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Piste da sci, slitta di nuovo dal 17 febbraio al 5 marzo la riapertura degli impianti da risalita dopo che nella giornata di ieri 14 febbraio il confermato ministro Speranza ha firmato la proroga dello stop fino alla scadenza del Dpcm corrente, per l’appunto il 5 marzo.

Ennesimo rinvio dunque per il turismo bianco, dopo che nei giorni scorsi in Veneto Zaia aveva firmato un’ordinanza regionale che ufficializzava la ripartenza del settore dal 17 febbraio, in risposta al silenzio nazionale dovuto al rinnovamento della squadra di Governo.

Piste da sci ancora chiuse, Zaia: «Così impossibile programmare, ristori subito»

Arrivata la nuova presa di posizione governativa, con la decisione del ministro Speranza di rimandare le riaperture al 5 marzo, Zaia ha commentato con amarezza l’ennesimo dietrofront: «Prendiamo atto della ordinanza del ministro Speranza che fa slittare la chiusura impianti sci fino al 5 marzo. Pur considerando che la salute dei cittadini viene prima di tutto, è innegabile che questo provvedimento in zona Cesarini mette in crisi tutti gli impiantisti»

«In Veneto, in particolare, io avevo firmato un’ordinanza che decretava il via dal 17. Per cui tutti gli operatori avevano già predisposto ogni cosa: erano state preparate le piste, i rifugi erano già pronti ad accogliere. E avevamo previsto di aprire al 30 per cento, rispettosi delle regole di salute pubblica»

«Certamente il provvedimento mette in difficoltà tutti coloro che si erano adoperati per una stagione che non è mai iniziata e che ora devono addirittura sobbarcarsi i costi di un riavvio che ormai non ci sarà fino al 5 marzo. Il danno è quindi ancora più pesante. Bisogna pertanto provvedere a ristorare ampiamente una economia fondamentale per le nostre zone montane, una economia che è fatta anche di stagionali e di persone che lavorano nel mondo ampio del settore dell’ospitalità. Parliamo di un settore praticamente massacrato: su 65mila posti di lavoro persi, ben 35 mila sono del settore turistico. E il turismo è la prima industria del Veneto con 18 miliardi di fatturato».

«Prendo dunque atto di un provvedimento che arriva molto, troppo tardi, superando ampiamente anche i tempi supplementari. Bisogna dunque provvedere immediatamente ai ristori, ma anche indennizzi per il danno ricevuto. Siamo infatti tutti convinti che la salute sia un bene assolutamente primario: ma non possiamo continuare ad assistere a questo balletto di dichiarazioni, col Cts che prima dice che possono essere aperte le piste da sci e poi una dichiarazione mediana che esprime preoccupazione fino al niet finale. Così è impossibile programmare alcunché» ha concluso deluso Zaia.

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