Università, il nodo prestazioni sanitarie per i fuorisede. Ecco come lo ha risolto Padova

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Università, la Regione Veneto ha sottolineato la necessità di attivare un piano sanitario nazionale per gli studenti universitari fuori sede affinché possano usufruire di prestazioni sanitarie nelle città dove sono locati per studiare, necessarie in tempo di pandemia.

Il modello da cui partire è l’Università di Padova che autonomamente durante la prima fase del Covid si accordò con l’azienda ULSS Euganea per la copertura medica dei propri iscritti. Ora la questione verrà discussa tra le Regioni.

Università, piano sanitario studenti fuori sede, Donazzan:« Necessario un accordo»

«La necessità delle studentesse e degli studenti universitari fuori sede di poter fruire delle prestazioni sanitarie è un tema che richiede al più presto un accordo quadro tra Mur e Ministero della Salute. Il precedente da cui partire è veneto, un protocollo tra l’ateneo di Padova e l’azienda sanitaria territoriale. Come assessori alla Scuola e all’Università abbiamo posto la materia all’attenzione del presidente della Conferenza delle Regioni».

Con queste parole l’assessore alla Scuola e Università, Elena Donazzan, ha annuncia che le istanze dell’assessorato veneto sono state rappresentate nella lettera a firma della coordinatrice degli Assessori regionali all’Istruzione e Università, inviata oggi al presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini.

«Il problema –ha spiegato Donazzan – nella prima fase, trovò in Veneto una soluzione grazie ad un accordo tra l’Università degli Studi di Padova e Azienda ULSS Euganea per la copertura di assistenza sanitaria con medico di medicina generale; agli studenti è stato messo a disposizione un elenco di medici per le loro esigenze, versando un contributo di 10 euro all’Azienda stessa. Tuttavia, questa non può essere una modalità esportabile anche per gli iscritti a tutti gli altri atenei in Italia. Manca una norma di copertura a livello nazionale».

«Nella lettera – ha aggiunto l’assessore Donazzan – si chiede che si predisponga un accordo quadro nazionale tra i ministeri interessati, riprendendo quanto già richiesto dal Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari anche a livello governativo. In particolare, si richiede di non limitare ad esperienze localistiche l’assicurazione di servizi adeguati e assicurare la possibilità di mantenere nel comune di residenza il proprio medico di base».

 

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