Aggregazioni aziendali, l'ipotesi legge di Bilancio: opportunità per le aziende venete

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Aggregazioni aziendali, opportunità per il Veneto. L’intervento di Angelo Bonissoni, Ilaria Belluco dello studio Cba. 

La crisi economica in corso dovuta alla pandemia COVID 19 minaccia gli equilibri economico-finanziari e patrimoniali di molte imprese italiane.

Per mesi il Governo ha cercato di contenerne l’effetto mediante lo strumento del DPCM e della sospensione in via di urgenza degli effetti della pandemia sui bilanci 2020 (si pensi ad esempio alle norme sulla continuità aziendale). Si trattava, tuttavia, di provvedimenti con un perimetro temporale limitato: rinviare l’obbligo di ripianare le perdite è una misura positiva nell’immediato, ma si tratta di una previsione che non può che essere temporanea, per lasciare spazio, poi, alla regolarizzazione della situazione.

Nella bozza della legge di bilancio, il Governo sembra dare forma ai presupposti necessari alla (ri)creazione di valore aziendale. In particolare, l’attuale art. 35 prevede che, con certi limiti e a certe condizioni, è consentita la trasformazione in credito d’imposta delle attività per imposte anticipate in caso di “operazioni di aggregazione aziendale realizzate attraverso fusione, scissione o conferimento d’azienda e deliberate dall’assemblea dei soci, […] tra il primo gennaio 2021 e il 31 dicembre 2021 al soggetto, rispettivamente, risultante dalla fusione o incorporante, beneficiario e conferitario”.

La volontà è dichiaratamente quella di incentivare le “business combination” finalizzate a far crescere la dimensione media delle imprese, con l’obiettivo a breve di superare più agevolmente il momento di difficoltà e, a medio- lungo, di trasformare le PMI che popolano il tessuto economico italiano in realtà più strutturate, più efficienti, con maggior capacità di affrontare gli investimenti in ricerca e sviluppo e in innovazione tecnologica, pronte ad operare nei mercati internazionali.

In Veneto, su circa 430mila imprese attive (pari all’8,4% del tessuto imprenditoriale italiano) solo un numero esiguo supera i 50 milioni di fatturato: questi dati impongono agli imprenditori di ripensare l’opportunità (che sta divenendo una necessità) di procedere ad un aumento dimensionale mediante crescita congiunta, anche al fine di incrementare il livello di competitività delle eccellenze Venete in Italia e nel mondo.

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Si pensi alle enormi potenzialità dei distretti industriali trainanti in Veneto (orafo nel vicentino, calzaturiero nelle Riviera del Brenta, marmo e pietra nel veronese, etc.) e dal beneficio che trarrebbero dall’unione delle capacità imprenditoriali dei diversi operatori del settore una volta uniti e non più antagonisti: si creerebbero dei veri “campioncini”, con un valore di molto superiore alla somma dei rispettivi fatturati.

Se verrà confermata, la nuova previsione consentirà alle società che concluderanno un processo di fusione, scissione o conferimento nel corso del 2021 di trasformare le (eventuali) perdite fiscali realizzate nel 2020 in crediti fiscali utilizzabili in compensazione con altri debiti.

L’opportunità dell’aggregazione è da valutare rapidamente e con attenzione per un territorio caratterizzato da piccole eccellenze imprenditoriali come il Veneto: la crisi mondiale sullo sfondo, le dimensioni delle imprese venete e la potenzialità di crescita dei distretti da un lato e la normativa incentivante e di favore dall’altro sembrano poter creare la tempesta perfetta.

Angelo Bonissoni, Ilaria Belluco
Studio CBA

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