Zaia presidente, trionfo personale. E i partiti in Veneto scompaiono

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Ha vinto Luca Zaia, come mai nessuno aveva fatto nella storia delle elezioni regionali. Luca Zaia presidente del Veneto per la terza volta, il verdetto delle urne è stato chiaro. La percentuale di consensi, però, è un record difficilmente immaginabile: 76,78% di voti. Più di 3 veneti su 4 hanno scelto Zaia presidente. E hanno scelto lui.

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Come sempre accade in caso di elezioni, i piani di analisi si possono intrecciare. Ma andando a vedere come si è diviso l’elettorato che ha scelto Zaia, spicca un altro record: il 44,58% dei voti per la lista Zaia presidente. La Lega Salvini si ferma al 16,91%. Poi Fratelli d’Italia, 9,55%, Forza Italia, 3,57%, Lista Veneta Autonoma, 2,38%. Nel derby dei nomi, Zaia-Salvini, il primo ha triplicato il secondo. Chiaro che anche la lista Zaia presidente è a forte trazione leghista. Ma il derby era molto sentito, vista anche la scelta – o meglio l’imposizione – di Salvini: nella lista della Lega vadano i big leghisti. Si pensava che questo potesse penalizzare la lista personale di Zaia, il risultato è stato chiaro.

Un risultato che apre nuove prospettive per Zaia. Il governatore del Veneto, infatti, dal 2010 è sempre stato chiaro: mai (più) Roma. Una linea chiara, che gli ha portato consenso. Ma ora nascondersi è difficile: un risultato del genere lo pone come alternativa a Salvini. Il leader del Carroccio ha una popolarità nazionale molto più forte, è un dato di fatto. Ma visto l’andamento non brillantissimo dell’ultimo anno, con la Lega in costante arretramento, visto lo storcere di naso di molti (anche all’interno della Lega) per la linea “aggressiva”, in costante campagna elettorale, ora il Capitano lo sa ancora meglio: se serve un’alternativa più moderata ma altrettanto popolare, Luca Zaia non è più un’ipotesi, ma una certezza.

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Zaia presidente, la “non-gara”

Ma il centrosinistra? Ha ragione lo sfidante Arturo Lorenzoni a dire che il lockdown ha favorito Zaia. Questo il sunto della sua dichiarazione post voto. Ma ci permetta il professore, è una dichiarazione un po’ miope. Perché Zaia era in vantaggio di tantissimi punti anche prima. Magari non i sessanta (sessanta!) usciti dalle urne – Lorenzoni ha totalizzato il 15,73% -, ma di almeno 30-35 lo davano in testa tutti i sondaggi. Con il Pd ai minimi storici, 11,92%, e il civismo di “Il Veneto che Vogliamo” che supera a malapena il 2%, l’analisi è presto fatta: il centrosinistra di fatto non ha corso. No contest, ma solo a sinistra. La sensazione è che a recuperare il Veneto non ci creda – e non ci abbia mai creduto – nessuno. E l’elettorato si adegua. Come quello dei 5 stelle: Enrico Cappelletti si arena al 3,25%. Un risultato misero per il partito di maggioranza relativa in parlamento. Roma mai come ora sembra essere lontana da Venezia. Chissà che il ponte per unirle (rigorosamente di barche, ciò) non lo costruisca Luca Zaia.

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