Crociere a Venezia, i portuali: «Trovare alternativa a San Marco o 4 mila a rischio»

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L’assenza delle crociere a Venezia metterebbe a rischio 4 mila posti di lavoro: a dirlo sono i lavoratori delle imprese portuali che operano con e per il settore delle crociere, e che per la maggior parte sono in cassa integrazone. E così oggi hanno convocato la stampa in Piazzale Isonzo nella Stazione marittima di Venezia per lanciare il loro allarme.

Il settore delle crociere è bloccato da mesi a causa della pandemia da Covid-19. Con l’ultimo Dcpm di agosto il premier Conte intende riaprire a partire dal 15 agosto il settore. Ma la stagione ormai è per la gran parte perduta. A Venezia soprattutto, perché la crisi si intreccia con l’annosa questione delle Grandi navi nel bacino di San Marco. E ora anche i lavoratori portuali chiedono di trovare un’alternativa al “salotto buono” della città per il passaggio dei colossi del mare.

«La città di Venezia rischia di restare tagliata fuori dalla ripresa delle crociere per non aver saputo dare una pronta risposta al settore che da oltre 10 anni chiede una soluzione alternativa per far giungere le navi e i crocieristi in città – si legge in una nota diramata dai portuali –. Una soluzione che, spesso si dimentica, garantirebbe il mantenimento del l’home Port a Venezia e con esso tutta l’economia di fornitura, i posti di lavoro e i servizi collegati alle navi».

Il rischio paventato da chi lavora in porto è che le grandi compagnie come Msc e Costa preferiscano lo scalo di Trieste come hub di sosta nell’Alto Adriatico. «La scelta di preferire lo scalo Trieste piuttosto che a Venezia non è accettabile perché mette a rischio oltre 4 mila lavoratori e migliaia di famiglie il cui futuro oggi è quantomai incerto» affermano in una nota.

Crociere a Venezia, c’è chi preferisce Trieste

Le compagnie crocieristiche – affermano i portuali – sarebbero state allontanate dalla Serenissima per via della sfortunata combinazione di indecisione politica da parte della politica e le minacce di manifestazioni e tafferugli da parte dei comitati No Grandi Navi.

I lavoratori hanno chiaramente sottolineato che è in gioco non solo un comparto rilevante per l’economia locale ma soprattutto la dignità dei lavoratori che non chiedono di ricevere sussidi o “adeguato welfare”, come da alcuni paventato, ma vogliono poter contare sul loro posto di lavoro e sul loro stipendio guadagnato onestamente.

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Un business da 155 milioni all’anno

«Il rischio è di gettare a mare un intero settore produttivo, florido e sempre più sostenibile, per la paura di decidere» affermano i portuali, che sostengono che si dovrebbe identificare velocemente un’alternativa concreta al passaggio davanti a San Marco, con tutte le misure necessarie per agevolare la transizione salvaguardando il traffico e la relativa occupazione.

A Venezia, hanno affermato i lavoratori in protesta, la spesa diretta di passeggeri, equipaggi e navi ogni anno raggiunge i 155 milioni di euro, pari a 426mila euro ogni giorno, che diventano 676mila se si considerano solo i giorni in cui almeno una nave è in città. Con i suoi 1,41 milioni di passeggeri, la crocieristica ha coperto quasi il 3% del Pil dell’economia di Venezia.

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