Vicenza, divieto spritz in piazza: alcolici solo al bar con la nuova ordinanza

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Vicenza, un’ordinanza vieta di bere alcolici in piazza, per strada o in altri luoghi pubblici. Nella città palladiana lo spritz, la birra o un cocktail si potranno sorseggiare soltanto all’interno dei bar o nei plateatici. L’ordinanza, che entra in vigore oggi 22 maggio e sarà valida fino al 2 giugno, arriva dopo le polemiche dei giorni scorsi sugli assembramenti nelle piazze all’ora dell’aperitivo. Per i trasgressori è prevista una sanzione da 400 a 3000 euro.

Dove è consentito bere a Vicenza

Nel testo il sindaco Francesco Rucco vieta «a chiunque di consumare nei luoghi pubblici o aperti al pubblico bevande alcoliche di qualsiasi gradazione, dalla data odierna e fino al 2 giugno 2020 compreso, ad esclusione della somministrazione e del consumo delle stesse effettuato all’interno dei locali sede dei pubblici esercizi autorizzati oppure nelle aree concesse e/o adibite a plateatico degli stessi».

Inoltre «invita tutti i gestori di pubblici esercizi a collaborare, segnalando alle forze dell’ordine la presenza di comportamenti contrari alla normativa vigente e a quanto disposto dalla presente ordinanza, al fine di assicurarne adeguata attuazione ed efficacia».

Il testo ricorda poi che «all’interno dei locali e nell’area concessa e/o adibita a plateatico devono essere rigorosamente rispettate le regole del distanziamento sociale e quanto altro previsto nelle linee guida» indicate nel decreto legge 33 del 16 maggio che riassume le regole per gli esercizi pubblici post-lockdown.

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«Il problema va fermato sul nascere»

«Non è un provvedimento che prendo volentieri – dichiara il sindaco Francesco Rucco – ma le inaccettabili scene che ci sono state riportate non devono più ripetersi. Adeguatamente distanziati, si potrà continuare a bere l’aperitivo nei locali e nei plateatici che abbiamo notevolmente ampliato. Lo spazio per ritrovarsi in sicurezza c’è. Non possiamo in alcun modo rischiare un ritorno della malattia che sarebbe devastante sia per la salute delle persone, sia per la ripresa delle attività economiche».

«Mi auguro che questo provvedimento sia sufficiente – prosegue il primo cittadino – per far rientrare questo problema. Già da questa sera le forze dell’ordine e la polizia locale, coordinate dal questore, effettueranno controlli nelle zone della movida. Il problema è diffuso e va stoppato sul nascere, tanto che molti sindaci della provincia adotteranno analoghi provvedimenti. Terremo monitorato l’evolversi della situazione, con l’auspicio che dopo il 2 giugno anche su questo fronte si possa ritornare alla normalità».

I commercianti: «Ordinanza equilibrata»

L’ordinanza del sindaco ha raccolto l’immediato plauso di Confcommercio Vicenza, il cui presidente provinciale FIPE Gianluca Baratto dichiara: «Quella emessa dal Comune di Vicenza, con il quale c’è stato un positivo scambio di idee e piena collaborazione, è un’ordinanza certamente equilibrata. Il rispetto delle norme anticontagio da parte dei cittadini, ed in particolare il divieto di assembramento nelle vie e nelle piazze, è essenziale, perché non ci possiamo assolutamente permettere di tornare indietro alla situazione di piena emergenza. Fare in modo che il consumo avvenga solo nelle aree di pertinenza dei pubblici esercizi è la soluzione migliore, in quanto sale interne e plateatici sono predisposti per il necessario distanziamento sociale e riportano tutte le informazioni di legge utili agli avventori. Inoltre, a Vicenza e in tantissimi Comuni della provincia si sta procedendo, come richiesto da Fipe Confcommercio, ad un significativo ampliamento degli spazi esterni dei pubblici esercizi e dunque chi vuole godersi un aperitivo, un pranzo o una cena all’aperto può farlo in tutta sicurezza, senza che ci sia la possibilità che avvengano assembramenti. Bene, dunque, mantenere alta l’attenzione su certi comportamenti dei cittadini e bene farlo con un atteggiamento che sia più informativo che sanzionatorio: non si deve, infatti, perdere il senso della sicurezza, ma è necessario anche ribadire che nei nostri locali può aver luogo quel recupero della socialità essenziale per le attività e in generale per la vitalità delle città e dei paesi».

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