Decreto banche venete, la Cisl: "Fate presto". Emiliano: "Invotabile"

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La Cisl del Veneto scrive ai parlamentari eletti in regione per premere l’acceleratore sulla conversione del decreto legge sulle banche venete, che dovrebbe approdare alla Camera il 10 luglio 2017 dopo il passaggio in Commissione Finanze. «Una rapida conversione in legge del decreto n.99 – 25 giugno 2017 nella sua versione integrale e in coerenza con le pattuizioni vincolanti concordate con il Gruppo Intesa San Paolo» chiedono il segretario regionale Cisl Onofrio Rota e Giulio Romani, segretario generale della First Cisl, in una missiva inviata ai parlamentari veneti di Camera e Senato il 3 luglio.

Lo stesso giorno in cui nel Pd si muove la prima fronda sul decreto che ha “salvato” Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca trasferendo a Intesa Sanpaolo gli attivi e la rete delle filiali dei due istituti, iniettando oltre 5 miliardi di contributo al gruppo bancario e accompagnando alla liquidazione le “bad bank”. È Michele Emiliano, esponente del Pd e presidente della Regione Puglia – dove per inciso sono numerosi i risparmiatori e gli azionisti di Banca Apulia, società del gruppo BpVi – a definire il decreto “invotabile” perché «tradisce i risparmiatori, abbandonando completamente al loro destino centinaia di migliaia di piccoli azionisti e di obbligazionisti subordinati, e comporta per lo Stato un onere spaventoso e in larga parte non recuperabile».

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Per la Cisl, come peraltro per gli altri principali sindacati dei bancari Fabi e Cgil, viene prima di tutto la tutela dei posti di lavoro: il piano di uscite volontarie da 1000 esuberi fra le due banche venete promesso da Intesa è un atterraggio morbido rispetto ai rischi di un taglio lacrime e sangue paventato in caso di mancata conversione del decreto. Decreto che, d’altra parte, Intesa ha detto chiaro e tondo di voler convertito in legge senza modificare una virgola. Salvo tornare sui suoi passi e lasciare BpVi e Veneto Banca al loro destino.

«I numeri che sono in gioco – afferma Rota – parlano da soli: 11mila i posti di lavoro solo nel sistema bancario in ballo mentre ammonta a 50 miliardi di euro l’ammontare finanziario tra risparmi e prestiti. Ai parlamentari chiediamo di mettere in pratica, in questa occasione, gli slogan che hanno caratterizzato le campagne elettorali di tutte le formazioni politiche: prima vengono i veneti e il Veneto».

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