Artigiani del futuro, le storie di cinque Botteghe Digitali

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Tradizione e digitale si fondono nelle storie di cinque aziende, che affiancate da tre coach e da un team di esperti hanno accettato la sfida di rinnovarsi. Questa è l’idea di Botteghe Digitali, il format voluto da Banca Ifis e Stefano Micelli, economista e autore del recente saggio Fare è innovare. Banca Ifis ha creato un contenitore di progetti dedicati al rilancio del Made in Italy: si chiama Fare Impresa Futuro, e oltre a Botteghe Digitali comprende anche New Craft, la mostra che si inserisce nella cornice della XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano ed è stata realizzata da Stefano Micelli per dare spazio agli artigiani del futuro. Botteghe digitali e New Craft sono state presentate il 3 maggio 2016 in occasione di un Blog Tour dal titolo “Do you craft?” organizzato alla Fabbrica del Vapore.

Botteghe Digitali, tradizione e innovazione

Botteghe Digitali è un format che ha come obiettivo quello di dare supporto a cinque imprese artigiane nel processo di digitalizzazione. Ad affiancarle in questo percorso ci sono tre coach, Barbara Bonaventura, Laura Bortoloni e Nicola Zago, e un team di professionisti di vari settori. Il progetto si concluderà alla prossima Maker Faire di Roma con un’area dedicata al racconto di queste cinque aziende e della loro esperienza.

Le cinque imprese sono state scelte sulla base della possibilità di intravedere per loro un futuro digitale. A ottobre 2015 ci sono state le selezioni finali, a gennaio 2016 i primi incontri, a febbraio le valutazioni, a marzo l’elaborazione di un business plan; da aprile a settembre avverrà la trasformazione digitale, con la presentazione poi dei risultati finali durante la maker faire d Roma a ottobre. «Sono storie in cui c’è in gioco molto più del lavoro, c’è vita, c’è il futuro delle loro famiglie. Possono essere un esempio per gli altri artigiani: storie cosiddette impossibili che invece accadono», racconta Mara Di Giorgio di Banca Ifis.

Ecco le cinque Botteghe Digitali

Occhialeria Artigiana – di Tito (Potenza) – è una piccola azienda artigianale che produce occhiali. «Se siete diventati quello che volevate essere, provate a pensare al secondo lavoro dei vostri sogni. E immaginate di cominciare a farlo a 60 anni». La coach Laura Bortoloni propone questo esperimento, che è quello che ha fatto Raffaele Ricciuti: dopo la pensione ha deciso di diventare artigiano, e per farlo ha dovuto studiare. È difficile fare occhiali a Potenza, non per la logistica, ma perché è una realtà sconosciuta. Occhialeria Artigiana sviluppa i suoi modelli interamente all’interno della piccola attività, che vuole restare piccola. Sono modelli strani, con lenti diverse, accessori nell’accezione più pura. «Stiamo avendo i complimenti per la qualità dei prodotti» racconta Ricciuti.

Mobili Aresi – di Brignano Gera d’Adda (Bergamo) – è una realtà artigianale fondata da Mario Aresi, intarsiatore, incisore e pittore, e dal figlio Davide. Applicando elementi di intarsio nei mobili nascono piccole opere d’arte in cui funzionalità e design si fondono. Il coach Nicola Zago vuole aiutare l’azienda a trovare una visione e gli strumenti per renderla concreta. Con il passaggio generazionale ci sarà un modo nuovo di presentarsi ai clienti. Unendo la passione per il lavoro e quella per le motociclette è nata l’idea di Davide Aresi di applicare l’intarsio alla carrozzeria dei veicoli, immaginando una sua linea di coperture per sidecar, pezzi unici realizzati su commissione e di altissimo pregio. Ora la sfida è digitalizzare ulteriormente tutta questa fase.

Lefrac – di Atri (Teramo) – è un’azienda di famiglia creata da Lidia Giuliani, che nel 2013 ha dato vita a Lefrac, che altro non è che l’acronimo delle iniziali dei nomi dei figli della titolare: una linea di borse realizzate in feltro e pelle per i dettagli. Su dieci borse create otto vengono vendute all’estero, perché la competitività è altissima. Ora è il momento di fare il salto per diventare un brand riconosciuto nel mondo del lusso. Il coach Barbara Bonaventura insiste sulla necessità di puntare sulla promozione. «È stato uno shock dover occuparmi praticamente di mettere dei dati su un foglio Excel, ma la cosa buona è che mi viene data la possibilità di pensare in prospettiva» racconta Giuliani.

Studio Cassio – di Roma – è una bottega di mosaicisti che vuole crescere cercando di rimanere tale. Stefano Cassio e la moglie Uliana hanno il sogno di diventare mosaicisti su commissione, anche se è difficile incontrare una committenza che per cultura e disponibilità economiche possa richiedere un mosaico. Il progetto di Botteghe Digitali prevede per loro l’idea di fondere tradizione e modernità attraverso il pixel mosaics kit, un pacchetto che utilizza i pixel delle risoluzioni digitali permettendo a chi lo acquista di creare un’opera d’arte fai da te, partendo dalla scelta del progetto fino alla realizzazione. Ma il vero tesoro resta per loro l’attività di formazione e i corsi attraverso cui Stefano e Uliana possono trasferire il “saper fare mosaico” a turisti e curiosi. «Ci piace l’idea di rendere le persone felici» racconta Uliana Cassio. Per tramandare la tradizione attualizzandola con la digitalizzazione è necessario demolire tutto e ricostruire, proprio come accade per i mosaici.

Sartoria Concolato – di Padova – è la sartoria più antica di Padova, dove negli anni Settanta e Ottanta i sarti erano cento, mentre oggi quelli rimasti si contano sulle dita di una mano. Quella dei Concolato è stata prima una realtà artigianale, divenuta commerciale per stare al passo con i tempi. «I miei clienti hanno un guardaroba di qualità» afferma il proprietario Silvano Concolato. La sartoria Concolato si trova in via Roma, in una zona ad altissimo passaggio pedonale, anche di stranieri. L’obiettivo è dare a chi passa di lì il messaggio che c’è qualcosa di nuovo, legato anche al passaggio generazionale dal fondatore Silvano al figlio Marco. Silvano non capisce più come va il mondo, e la sfida di Marco è provare a spiegarglielo. Bisogna quindi cambiare il logo e l’immagine, «pulire e rinfrescare» come dice il coach Nicola Zago.

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Rebecca Travaglini

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