Veneto Banca, Schiavon: "Il cda ha sperperato la fiducia"

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Meno di dieci giorni all’assemblea di Veneto Banca del 5 maggio. E il clima si scalda fra le due liste in lizza per il nuovo cda. Il consiglio di amministrazione di Veneto Banca avrebbe peccato di «sperpero della fiducia» secondo Giovanni Schiavon, presidente della Associazione azionisti di Veneto Banca che, assieme all’altra associazione Per Veneto Banca sostiene la lista antagonista a quella del cda uscente. «Competenze, eticità di comportamenti, correttezza nelle informazioni, vigilanza tempestiva e coordinata, sono gli strumenti per restituire ad una banca e ai risparmiatori la fiducia ovvero quel bene prezioso che oggi sta diventando sempre più scarso» afferma Schiavon in un lungo intervento diffuso in queste ore.

Giovanni Schiavon

Giovanni Schiavon

«Ed è proprio questo il bene (senza il quale non è immaginabile una crescita di Veneto Banca ed un suo definitivo rilancio) che il management uscente (non proprio tutto, per la verità) ha gravemente danneggiato, a ridosso della quotazione in borsa, cioè nel periodo più delicato della storia dell’istituto. Una fiducia azzerata (o quasi) a causa delle continue beghe interne, delle strumentali contrapposizioni e lotte di potere, dell’incapacità di comunicare con la clientela e di darle un minimo di sicurezza, dei metodi sbrigativi per eliminare i dissensi interni, dell’incapacità di valorizzare le tante risorse interne rimaste sempre più mortificate, dei continui disorientamenti degli investitori per le frequenti e ingiustificate modifiche dei piani industriali, dell’incapacità di unire un territorio che ha saputo creare, dal nulla, una banca dinamica, attiva e che anche commettendo gravi errori aveva comunque creato reddito».

Veneto Banca: il j’accuse di Schiavon

Prosegue la lunga accusa: «Una fiducia, dunque, minata da una governance (con i dovuti distinguo) che si è distinta per non aver saputo mantenere nulla, ma proprio nulla di quanto ci aveva promesso a dicembre. Una governance che ha solo saputo impegnarsi nella spartizione interna di tutti gli incarichi nelle società controllate, moltiplicarsi sistematicamente i relativi compensi (spesso raddoppiati rispetto al passato) e, talvolta, continuando a usare l’aereo (magari noleggiandone uno quando quello della banca è stato a Norimberga in manutenzione)».

«Dobbiamo avvertire – conclude Schiavon – che la perdita della fiducia verso l’istituto (quando sia riconducibile a comportamenti anomali come quelli da noi descritti ed ai troppi dilettantismi operativi che hanno portato i clienti allo sbando) può essere motivo di addebito di responsabilità in sede di azione risarcitoria. Perché è come se il management avesse dilapidato un asset importante del patrimonio dell’Istituto».

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