Veneto Banca, bilancio 2015: perdite per 882 milioni

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Veneto Banca chiude il bilancio 2015 con un risultato netto negativo di 882 milioni di euro, dovuto in particolare al «totale azzeramento degli avviamenti» per 418 milioni di euro, alle «rettifiche su crediti per 754 milioni di euro – corrispondenti ad un costo del credito di 332 punti base -, accantonamenti al fondo rischi e oneri per 88 milioni di euro e impairment avviamenti ricondicubili a Bim per 83 milioni».

Sono i dati esaminati oggi 9 febbraio 2016 dal consiglio di amministrazione di Veneto Banca che si è riunito a Montebelluna. L’approvazione definitiva del bilancio 2015 avverrà al cda nella seduta del 19 febbraio. Dopo la semestrale presentata a fine agosto 2015 – con un risultato netto di -213,6 milioni -, l’anno più difficile per la popolare trevigiana si chiude con un rosso più netto, pari a 882 milioni. Dati diffusi nella stessa sera in cui anche Banca Popolare di Vicenza, l’altra grande popolare interessata dalla travagliata trasformazione in spa, ha diffuso i numeri dei preliminari di bilancio.

Veneto Banca: gestione ordinaria positiva nel 2015

«Positiva la gestione ordinaria con un risultato della gestione operativa pari a 261 milioni di euro (+9,8% rispetto al 2014) grazie alla buona tenuta dei ricavi e nonostante la presenza di componenti non ricorrenti sui costi» aggiunge la nota diffusa dal cda di Veneto Banca.

Il margine di intermediazione si è attestato a 947 milioni di euro (+10,7% rispetto al 2014), con il margine di interesse a 505 milioni di euro (-1,4% rispetto al 2014) principalmente per l’andamento dei crediti (in calo del 4,7% anno su anno) e dei tassi di mercato ormai negativi da alcuni mesi. Resta modesto il contributo al margine di interesse del portafoglio finanziario (circa il 10% degli interessi attivi). Le commissioni nette si attestano a 273 milioni di euro (-5,2% rispetto al 2014) principalmente per il calo dei volumi che ha impattato negativamente sul contributo dell’attività tradizionale. Il risultato dell’attività di negoziazione e valutazione delle attività finanziarie sale a 179 milioni di euro (56 milioni di euro nel 2014) comprensivo della plusvalenza di 155 milioni di euro derivante dalla vendita della partecipazione in ICBPI e nonostante rettifiche di valore per 82 milioni di euro su titoli AFS.

Costi del personale giù

I costi operativi si sono attestati a 685 milioni di euro (617 milioni di euro del 2014). Nel dettaglio le spese del personale sono pari a 341 milioni di euro (in calo del 7% rispetto ai 367 milioni di euro del 2014, grazie alle manovre di ottimizzazione effettuate anche in corso d’anno), le altre spese amministrative a 275 milioni di euro (in crescita del 33,8% rispetto ai 205 milioni di euro del 2014) e le rettifiche su immobilizzazioni materiali e immateriali pari a 70 milioni di euro (45 milioni di euro nel 2014). Molte le componenti non ricorrenti presenti nel totale dei costi. Nella voce “altre spese amministrative” sono compresi circa 44 milioni di euro di contributi al Fondo di Risoluzione Europeo e al Fondo di Garanzia Depositi (rispettivamente 13 e 31 milioni di euro a seguito del salvataggio di 4 banche italiane a fine 2015) e oltre 20 milioni di euro di costi legati a eventi straordinari (quotazione in Borsa, chiusura anticipata filiali, Assemblea Straordinaria dicembre 2015). Nella voce rettifiche su immobilizzazioni materiali e immateriali sono invece inclusi circa 27 milioni di euro di svalutazioni di alcuni asset immobiliari. Al netto di tutte queste componenti straordinarie il totale dei costi a fine 2015 si pone sostanzialmente in linea con il dato del 2014.

Raccolta e impieghi in calo

La raccolta totale – costituita da raccolta diretta, raccolta amministrata e risparmio gestito – si è collocata a 38,8 miliardi di euro (-4,2% anno su anno e -3,9% rispetto a settembre 2015). Positivo l’andamento del risparmio gestito e amministrato (16,3 miliardi di euro, +2,6% anno su anno e stabile rispetto a settembre 2015). La flessione della raccolta diretta (22,5 miliardi di euro, -8,6% anno su anno e -5,9% rispetto a settembre 2015) ha per lo più riguardato la componente obbligazionaria. Gli impieghi netti ammontano a 22,7 miliardi di euro (-4,7% anno su anno e -3% rispetto a settembre 2015). «La flessione generale dei crediti è ascrivibile sia all’adozione di politiche maggiormente prudenziali con alcun soggetti affidatari che alla domanda di credito ancora non particolarmente vivace» avverte la nota.

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