Taglio azioni BpVi e Veneto Banca, Aduc: «Punti oscuri»

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Per i piccoli azionisti di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che hanno visto il valore delle loro azioni svalutato repentinamente di recente, potrebbero esserci spiragli per intraprendere azioni legali nei confronti delle banche stesse. Ad affermarlo è Aduc, l’associazione per i diritti degli utenti e consumatori, che pone l’accento sui doveri di trasparenza delle banche verso i loro azionisti e «si rende disponibile ad una valutazione delle posizioni sulla base della documentazione contrattuale», caso per caso.

L’Aduc: «Punti oscuri che potrebbero offrire una via di fuga ai soci»

«Premesso che chi investe in azioni, di qualunque società, si accolla il rischio che in seguito a particolari circostanze di mercato possa andare incontro alla perdita anche totale dell’investimento fatto – si legge nella nota di Aduc – nel caso delle azioni della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca vi sono dei punti oscuri che potrebbero offrire una via di fuga ai soci, anche alla luce di un recente pronunciamento dell’Ombundsman bancario sul caso della Carife che è stata condannata a restituire l’intero importo investito ad un azionista perché aveva violato la comunicazione Consob n. 9019104 del 2 marzo 2009».

I mal di pancia degli azionisti di Popolare di Vicenza e di Veneto Banca

Il malcontento, emerso anche con contestazioni nelle assemblee dei soci (l’11 aprile quella della banca vicentina, il 17 aprile quella della Marca), nasce dal taglio del valore delle azioni, deciso dai cda e ratificato dalle assemblee. Manovra quasi obbligata dalla recente riforma della banche popolari che ha spianato la strada alla loro trasformazione in spa. Il valore delle azioni, che prima veniva stabilito autonomamente dai cda delle popolari, ora, in vista dell’apertura al mercato, è stato rivisto pesantemente al ribasso. Una manovra anche propedeutica alla possibile fusione fra le due banche venete, che secondo autorevoli stime porterebbe a un taglio di 100 filiali-doppione, con il rischio paventato dai sindacati di pesanti conseguenze sull’occupazione, soprattutto in Veneto. Senza contare i tagli per circa 200 dipendenti e 150 filiali già annunciati dalla sola Popolare di Vicenza nel nuovo piano industriale.

La Popolare di Vicenza ha svalutato del 23%, da 62,5 a 48 euro; Veneto Banca del 22,8%, da 39,5 a 30,5 euro. Oltre alla perdita del valore, però, è diventato molto difficile per gli azionisti vendere le proprie quote. «In buona sostanza gli azionisti non solo non possono liquidare le proprie posizioni perché i titoli sono assolutamente e dichiaratamente illiquidi (non sono quotati sul mercato), ma vedono anche ridurre il loro valore per effetto delle decisioni dell’assemblea» afferma l’Aduc.

Gli obblighi di trasparenza

L’associazione si chiede se siano state date tutte le informazioni a chi comprava azioni. Aduc fa riferimento anche a una sentenza (n. 2444/13) della corte di appello di Torino, secondo cui «la dichiarazione dell’investitore con cui si dà atto della presa visione del prospetto informativo e del documento integrativo dell’investimento, forniti in sede di collocamento, non è sufficiente alla banca a dimostrare di aver adeguatamente informato il cliente delle caratteristiche e i rischi del prodotto finanziario».

Non basterebbe la dichiarazione di aver ricevuto e letto le avvertenze, sottoscritta dal cliente all’atto dell’acquisto. La banca, dice Aduc, «deve comunque dimostrare di aver fornito le avvertenze che sono riportate nel prospetto informativo». Inoltre la comunicazione Consob sottolinea l’obbligo di «evidenziazione espressa delle eventuali difficoltà di liquidazione connesse al funzionamento dei mercati di scambio e dei conseguenti effetti in termini di costi (livello dello spread denaro-lettera, anche per valori medi) e tempi di esecuzione della liquidazione».

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