Banca Popolare di Vicenza: Sì alla Spa, ecco cosa cambia

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L’assemblea della Banca Popolare di Vicenza il 5 marzo ha approvato la trasformazione in Spa, l’aumento di capitale dal 1,5 miliardi e la quotazione in Borsa. Un svolta storica per l’istituto vicentino, arrivata non senza polemiche e aspre critiche. L’assemblea è stata “calda”, ha visto alternarsi sul palco decine di interventi di soci, molti dei quali piccoli risparmiatori, ma nomi noti dell’imprenditoria e della politica, che hanno espresso rabbia per il crollo del valore delle azioni e per le responsabilità del vecchio cda dell’era Zonin, che per la gran parte è ancora in carica (e in assemblea non si è visto). Il sindacato Fabi – che pure ha appoggiato il triplo Sì – ne ha chiesto le dimissioni. Il direttore generale Francesco Iorio, replicando agli interventi dei soci, ha ribadito la necessità di “punire i colpevoli” e affermato di aver rinnovato per undici tredicesimi la dirigenza della banca.

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Il voto: il Sì vince ma non stravince

I risultati del voto – soprattutto nel punto più controverso ovvero la trasformazione resa obbligatoria dalla riforma Renzi da società di natura cooperativistica a società per azioni – ha riflesso una spaccatura netta fra i soci. Il voto favorevole alla nuova Spa ha prevalso con l’81,95% delle preferenze: può sembrare un plebiscito ma non lo è, se si pensa che il quorum per l’approvazione era dei due terzi (66,6%) e che l’assemblea della popolare “sorella”, Veneto Banca, ha approvato con il 97% il passaggio in Spa. Il dissenso insomma a Vicenza si è espresso con più forza e potrebbe continuare a pesare nel futuro del gruppo.

Le altre due votazioni importanti, la delega al cda per procedere con l’aumento di capitale (di fatto obbligato dalla Bce) e la successiva quotazione a Piazza Affari, hanno vinto più largamente: l’87,15% per l’aumento di capitale, l’87,19% per la Borsa. Di fatto queste due scelte erano molto meno controverse della trasformazione in Spa, e anche i “No Spa” non escludevano la necessità di ricapitalizzare.

Nuova Spa: il 26 marzo si vota il bilancio

La contrarietà piuttosto diffusa alla Spa era invece motivata dal fatto che la nuova forma societaria cambia radicalmente il modello di governance. Fine del meccanismo del voto capitario, in cui all’assemblea dei soci una testa vale un voto, indipendentemente dal numero di azioni possedute. Quella del 5 marzo a Gambellara è stata l’ultima assemblea con questa modalità di funzionamento.

Il primo banco di prova della nuova formula – in cui i voti si conteranno per quante azioni valgono – sarà il 26 marzo quando l’assemblea dei soci sarà nuovamente convocata per approvare il bilancio 2015. In quella sede per poter votare non basterà più solo certificare di essere nell’elenco dei soci, ma andrà specificato il numero di azioni possedute.

Nessuno dei soci al momento possiede più dell’1% del capitale: questo perché le regole della vecchia banca popolare impedivano concentrazioni maggiori. Dunque l’assemblea del 26 marzo vedrà un’incertezza dovuta al fatto che non esistono blocchi di voti di peso che possano influenzare il voto in maniera determinante. Tutto cambierà quando sarà varato l’aumento di capitale (nella seconda metà di aprile) e si vedrà quali e quanti investitori istituzionali entreranno nella compagine sociale. Ancor più la quotazione in Borsa determinerà il nuovo prezzo delle azioni e la loro concentrazione. Solo allora si capirà chi comanda davvero nella nuova Banca Popolare di Vicenza Spa.

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