Hit Show: grandi numeri, grandi polemiche

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Come si svolgerà l’edizione 2017 di “Hit Show”, la manifestazione dedicata al mondo della caccia e del tiro sportivo che svolge annualmente alla Fiera di Vicenza? È ancora presto per dirlo, ma analizzando l’ultima edizione appena terminata qualche indizio per farsi un’idea c’è. Sono state infatti molte le polemiche suscitate dal fatto che alla Fiera fossero presenti armi – vere, non giocattolo – a portata di bambino, prive di ogni sorta di contestualizzazione per i minori.

Successo di pubblico: 36mila visitatori

Da un lato ci sono i numeri, e su questo punto Hit Show ha fatto sicuramente centro. La manifestazione, svoltasi tra il 13 e il 15 febbraio 2016, ha registrato 36mila visitatori, con un aumento del 16% rispetto alla prima edizione. Durante le tre giornate dell’evento i grandi distributori internazionali, ma anche i semplici appassionati, hanno avuto modo di visitare i 363 espositori che animavano la Fiera, tastando con le proprie mani, oltre che attrezzatura sportiva, armi e munizioni di ultima generazione.

«Hit Show è oggi l’appuntamento di riferimento in Italia – ha affermato Daniele Piva, direttore vendite Beretta Fabbrica d’Armi – e ha l’ambizione di diventarlo anche dal punto di vista europeo. Dobbiamo crederci tutti assieme, produttori, fiera, associazioni, categorie, armerie, per valorizzare ancor più il settore armiero sportivo italiano, che è il primo al mondo».

Una formula ambigua

Dall’altro c’è una formula ambigua che ha creato molte perplessità. La manifestazione mette sullo stesso piano settori profondamente differenti tra loro, esponendo in un unico evento fieristico armi per la difesa personale insieme a quelle per le attività venatorie, per il tiro sportivo e per il collezionismo. In questo modo «consentendo l’accesso al pubblico senza restrizioni di età – ha affermato la Rete italiana per il disarmo congiuntamente all’Osservatorio Opal di Brescia – Hit Show fa, consapevolmente o meno, un’operazione di tipo ideologico che si configura come una promozione delle armi di ogni tipo (escluse quelle per specifico impiego militare) a favore della loro diffusione».

La Diocesi: “Cultura della violenza”

Le polemiche infatti non sono mancate. Per prima è stata la Diocesi di Vicenza, il 6 febbraio, a intervenire sull’impatto che hanno questo tipo di manifestazioni sul pubblico. «Quello che ci preoccupa – ha affermato la Diocesi – è che la mostra sarà aperta anche ai minori, seppure “accompagnati”, promuovendo una serie di sport e “giochi di guerra” e, di fatto, finisce per ingenerare confusione rischiando di legittimare una cultura della violenza».

La lettura della Diocesi non si limita però alla critica senza compromessi: «Questa rassegna Hit – conclude la Diocesi – potrebbe essere un’occasione per riflettere sul tipo di società che vogliamo costruire e sui valori che dobbiamo affermare». La polemica è salita fino alla ribalta nazionale arrivando sulle pagine di Famiglia Cristiana.

Il comune lancia un “codice etico”

Tardiva la risposta del comune di Vicenza, titolare al 33% di Fiera di Vicenza spa. Giovedì 11 febbraio, tramite l’assessore alla famiglia Isabella Sala, si è fatto promotore di un percorso che arriverà a definire un codice di autoregolamentazione di Hit Show nei prossimi anni. Tra le misure previste, il divieto per i minori di accedere, anche se accompagnati, ai padiglioni dove sono esposte armi da fuoco.

«Ci confronteremo a breve con Fiera su questi temi – ha affermato Isabella Sala – e siamo sempre aperti al dialogo con le associazioni e tutti i cittadini impegnati sui temi della pace». Si punterà poi a organizzare nei giorni della fiera un convegno sui temi che riguardano la promozione delle armi in relazione alla crescente diffusione delle medesime, anche nel nostro Paese, e alla sicurezza pubblica. Lascia però perplessi il fatto che sul sito del comune la presa di posizione dell’assessore Sala non sia stata pubblicata. Forse bisogna aggiustare meglio la mira.

Samuele Marchi

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