BpVi-Veneto Banca: il nodo Sec Servizi e 273 dipendenti

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Il sindacato dei bancari Fabi approva l’ipotesi di fusione fra la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Smarcandosi dal responsabile Fiba-Cisl Paolo Ghezzi, il quale ha sottolineato i rischi per l’occupazione che deriverebbero da una nuova “grande popolare” veneta, la Federazione autonoma bancari italiani rimarca come la fusione tra i due istituti di credito veneti sarebbe un’ipotesi di gran lunga preferibile all’assorbimento all’interno di banche con la “testa” fuori regione. Perché in quel caso a rischio sarebbero i lavoratori del consorzio Sec di Padova, il polo informatico in comune fra le due popolari venete, che dà lavoro a 273 dipendenti.

Xausa: «Fabi non pregiudizialmente contro la fusione»

Giuliano Xausa

Giuliano Xausa

«Paolo Ghezzi rappresenta solo la Fiba-Cisl – precisa Giuliano Xausa, segretario nazionale Fabi – Noi siamo di gran lunga il sindacato più rappresentativo nella Popolare di Vicenza, e non siamo pregiudizialmente contrari all’operazione di fusione BpVi-Veneto Banca».

L’opzione alternativa, per Xausa, sarebbe peggiore dal punto di vista dei livelli occupazionali. «Le ipotesi alternative alla fusione oggi in campo sarebbero l’ingresso dei due istituti nell’orbita di un terzo gruppo esterno, come Ubi Banca o Banca Popolare dell’Emilia Romagna – continua il sindacalista – e a rimetterci se le cose andassero così sarebbero in primo luogo i dipendenti». Ai nodi già delicati delle filiali in sovrapposizione da eliminare e delle due direzioni generali delle banche da accorpare, infatti, si sommerebbe la patata bollente del Sec di Padova.

Il nodo dei 273 dipendenti Sec Servizi di Padova

Sec Servizi è un consorzio fra istituti bancari sorto nel 1972 che vede fra i soci principali proprio la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Ha sede a Padova ed è il polo informatico per entrambi gli istituti. «Vi lavorano 273 dipendenti – dice Xausa -. Se le banche fossero subito assorbite da altri istituti esterni, i servizi informatici con tutta probabilità verrebbero assorbiti dal centro servizi del polo acquirente, mettendo in forse l’occupazione al Sec, dove lavorano specialisti difficilmente ricollocabili sul mercato del lavoro».

In prospettiva, la Fabi vede il matrimonio Bpvi-Veneto Banca come il primo passo verso ulteriori fusioni. «Il “polo bancario veneto” sarebbe un’operazione di passaggio, perché la Banca centrale europea probabilmente imporrà aggregazioni di scala maggiore – conclude Giuliano Xausa – Ma proprio in quest’ottica è positiva la fusione fra le due banche per poter affrontare con più forza future aggregazioni».

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