Pensionati e occupati: il Veneto è al secondo posto con +342 mila

Il rapporto tra pensioni e lavoratori in Italia, a livello nazionale, è di uno a uno con le regioni del Nord e del Centro Italia che segnano un saldo positivo per la seconda categoria. A preoccupare è il Sud Italia e le Isole dove le pensioni dei cittadini sono 7.209.000, mentre gli addetti sono 6.115.000. Questi i dati presentati nell’ultimo rapporto della CGIA di Mestre, che sottolinea come questo sia il risultato degli effetti provocati in questi ultimi decenni da tre fenomeni: la denatalità, l’invecchiamento della popolazione e la presenza dei lavoratori irregolari. Nei prossimi 5 anni quasi il 12% degli italiani lascerà definitivamente il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età. Negli ultimi 5 anni la popolazione italiana in età lavorativa (15-64 anni) è scesa di oltre 755 mila unità e solo nel 2022 la contrazione è stata pari a 133 mila.

A livello provinciale nel 2022 la realtà territoriale più virtuosa d’Italia è stata Milano con un saldo dato dalla differenza tra il numero delle pensioni e gli occupati uguale a +342 mila. Seguono Roma con +326 mila, Brescia con +107 mila, Bergamo con +90 mila, Bolzano con +87 mila e Verona con +86 mila. Padova si piazza al nono posto seguita da Vicenza, Venezia e Treviso. Tutte le province venete segnano un saldo positivo.
Male i risultati delle province del Mezzogiorno, dove solo Cagliari e Ragusa, presentano un saldo positivo. Le situazioni più squilibrate, dove i pensionamenti superano gli occupato, riguardano Palermo che segna un saldo di -74 mila, Reggio Calabria con – 85 mila e  Messina con -87 mila.

A livello regionale a fare da traino c’è la Lombardia con un numero di pensioni nel 2022 pari a 3.692 e di occupati di 4.424 segnando così un saldo positivo di +733. Medaglia d’argento per il Veneto con i suoi 1.803 pensionamento a fronte dei 2.145 occupati segnando così un +342. Chiude il podio il Lazio con 2.011 pensionati, 2.321 occupati ed un saldo positivo di +310.

“Un Paese che registra una popolazione sempre più anziana potrebbe avere nei prossimi decenni seri problemi a far quadrare i conti pubblici soprattutto a causa dell’aumento della spesa sanitaria, pensionistica, farmaceutica e di assistenza alle persone” scrive il CGIA di Mestre in una nota, “va segnalato che con una presenza di over 65 molto diffusa, alcuni importanti settori economici potrebbero subire dei contraccolpi negativi. Con una propensione alla spesa molto più contenuta della popolazione giovane, una società costituita prevalentemente da anziani rischia di ridimensionare il giro d’affari del mercato immobiliare, dei trasporti, della moda e del settore ricettivo (HoReCa)”.

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