I perché dell’autonomia differenziata secondo la CGIA

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Secondo l’ufficio studi della CGIA, la richiesta di autonomia di Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia è da imputarsi al fatto che queste regioni versano allo Stato più di quanto ricevano. Complesso da misurare, diversi metodi per calcolarlo: gli ultimi dati disponibili sul residuo fiscale analizzati dalla CGIA evidenziano come nel rapporto dare-avere tra lo Stato e i territori, la gran parte delle regioni del Nord presentino un valore negativo.

Lo studio chiama in causa la meno onerosa delle tre ipotesi elaborate dalla Banca d’Italia (“L’economia delle regioni italiane. Dinamiche recenti e aspetti strutturali”, n° 22, novembre 2020). In questo caso emerge che ciascun abitante di Veneto, Emilia Romagna e Lombardia – vale a dire le Regioni che hanno già firmato un patto con l’Esecutivo per ottenere l’autonomia differenziata – ha “alimentato” le casse pubbliche e il resto del Paese rispettivamente con 2.680 euro, 2.811 euro e 5.090 euro.

Non un caso quindi, secondo CGIA, che le tre amministrazioni regionali già citate abbiano fatto richiesta dell’autonomia differenziata. L’esistenza di un residuo fiscale negativo costituirebbe infatti una delle motivazioni principali alla base della scelta di questo percorso. Un obiettivo raggiunto di recente dal Veneto e salutato con grande soddisfazione da Zaia.

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