Draghi si dimette con l'astensione dei Cinque Stelle. Le categorie economiche venete: «Irresponsabili»

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Nella serata del 14 luglio, il premier Mario Draghi ha rassegnato le dimissioni al Consiglio dei ministri. La decisione è maturata dopo la scelta di non votare la fiducia sul DL Aiuti da parte del Movimento Cinque Stelle. Potrebbe così terminare, dopo 516 giorni, la presidenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi.

La crisi all’interno della maggioranza nasce dalla volontà del Movimento Cinque Stelle di non votare la fiducia posta sul DL Aiuti. I senatori grillini non hanno risposto alla votazione, terminata comunque con 172 favorevoli e 39 contrari, nessun astenuto. Inutili i tentativi portati avanti fino all’ultimo dalle forze politiche per scongiurare quest’esito, nonostante la fiducia incassata in Parlamento. Finita la seduta in Senato il Premier ha raggiunto il Presidente Mattarella al Quirinale per un colloquio durato poco meno di un’ora. Un paio di ore di silenzio e poi la comunicazione di Draghi al Consiglio dei Ministri riguardo le proprie dimissioni, subito respinte dal Presidente della Repubblica che ha invitato il Primo Ministro a “riferire alle camere” mercoledì prossimo. Viene così fissata al 20 luglio la data cruciale entro cui si saprà il destino del Governo.

«Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più», la spiegazione di Draghi in Consiglio dei Ministri.

La Borsa riapre in leggera salita dopo la brutta chiusura e la sfiducia dei mercati per l’incertezza derivante dalle dimissioni del Premier. In un periodo di gravi difficoltà serve una guida sicura che possa dare una mano nel settore economico.

Si dice preoccupato Moreno De Col Presidente di CNA Veneto: «In questo momento di gravissime difficoltà per il nostro Paese – commenta Moreno De Col Presidente di CNA Veneto – una crisi di governo andrebbe senz’altro ad impattare ancor di più sulle aziende e sulle imprese. Abbiamo una guerra alle porte dell’Europa; il Covid che non da tregua; il PNRR da far partire; gli aumenti delle materie prime; la crisi energetica; un grave problema climatico che sta mettendo in ginocchio molti comparti vitali per il nostro Paese. La classe politica deve tener conto di questo delicatissimo momento: proprio ora bisogna dimostrare come l’interesse comune debba essere superiore alle incompatibilità di parte. Sono troppe le partite aperte che questa azione non aiuta a risolvere. Chiediamo alla classe politica coesione, coerenza e lungimiranza nel fare il bene del Paese.»

Durissime anche le dichiarazioni di Laura Dalla Vecchia, Presidente Confindustria Vicenza: «Non è accettabile che parte del Parlamento rappresenti così indegnamente gli interessi del proprio Paese, sembra quasi un’operazione di intelligence al contrario. Al Senato si sono viste e sentite cose che vanno che vanno oltre l’irresponsabilità, cose indecorose e irrispettose della gravità della situazione che stanno vivendo le persone e le imprese. Draghi, con cui non siamo sempre d’accordo, il ministro Franco, che sta tenendo in piedi i conti del Paese e il presidente Mattarella, sono un patrimonio immenso per il nostro Paese, perderli sarebbe una follia. Un danno enorme nell’immediato e ancora peggio nel futuro.» Questo invece il suo pensiero sui prossimi tempi: «Ci aspettano tempi bui, abbiamo bisogno di chi ha spalle larghe e ampie vedute. Abbiamo potuto testare quelle di Conte e quelle di Draghi. Non c’è dubbio su chi ha dato prova di saper tenere la barra dritta. Le imprese, i lavoratori e il Paese non possono affrontare anche una crisi di Governo. È un vero disastro.»

 

 

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