Cgia: nel 2021 lo Stato non ha liquidato 1 fattura su 3. Debiti per 5,2 miliardi

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La CGIA, elaborando i dati della Corte dei conti, riscontra che l’amministrazione centrale (esclusi quindi gli enti locali) non ha liquidato 1.2 milioni di fatture, pari al 33% del totale, per un valore complessivo di 5,2 miliardi di euro nel 2021. I pagamenti di quelle onorate sono arrivati in ritardo nel 28% dei casi. Il mancato assolvimento dei propri debiti da parte della pubblica amministrazione (PA) rischia di mettere in difficoltà le imprese, soprattutto le più piccole.

Come evidenzia la Corte dei conti, la PA adotta sempre di più una prassi in cui liquiderebbe le fatture di importo più elevato entro i termini di legge mentre ritarderebbe intenzionalmente il pagamento di quelle più ridotte. Questo metodo permette di mantenere il tempo medio di pagamento ponderato entro i limiti stabiliti dalla normativa a discapito, però, delle imprese più piccole che sono le maggiori fornitrici di beni e servizi a basso volume complessivo, ovvero le detentrici della maggior parte delle fatture “posticipate”.

L’attuale ammontare dei debiti commerciali da parte dell’intera pubblica amministrazione ammonta a 55,6 miliardi, dato più alto di sempre, corrispondenti al 3,1% del PIL, il peggior dato di tutta l’Unione Europea. UE che tramite la Corte di Giustizia Europea, il 28 gennaio 2020, ha condannato l’Italia per la violazione dei tempi di pagamento delle transazioni commerciali tra amministrazioni pubbliche e imprese private espressi dall’art 4 direttiva UE numero 7 del 2011. Inoltre, è ancora aperta una vertenza riguardante il codice dei contratti pubblici che prevede un pagamento a 45 giorni, quando a livello comunitario la scadenza dovrebbe essere a 30.

Per l’ufficio studi della CGIA esiste un’unica soluzione percorribile: «Prevedere per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i crediti certi liquidi ed esigibili maturati da una impresa nei confronti della PA e i debiti fiscali e contributivi che la stessa deve onorare all’erario». Qualcosa in questa direzione potrebbe già star muovendosi visto che, in data 30 giugno, le Commissioni Finanze e Bilancio della Camera hanno approvato un emendamento che renderebbe strutturale la soluzione proposta.

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