Expo Dubai, due brevetti Unipd premiati agli Intellectual Property Award

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L’Università di Padova si distingue all’Expo di Dubai con due premi nel concorso «Intellecutal Property Award», indetto dal Ministero dello Sviluppo economico, relativi ad altrettanti progetti nell’ambito della crittografia e dell’agricoltura sostenibile. il Mise ha selezionato i migliori e più innovativi progetti in 7 aree tecnologiche: future mobility, cybersecurity/artificial intelligence/big data, tecnologie green e materiali alternativi, filiera agroalimentare, aerospazio, fonti rinnovabili/energie alternative/acqua, life science/health care.

«L’invenzione consiste nell’uso di peptidi, cioè piccole proteine, completamente biodegradabili, come prodotti fitosanitari contro un ampio spettro di fitopatogeni che causano malattie su vite, cereali e piante da frutto. Formati da soli undici amminoacidi naturali – commenta Marta De Zotti, professore associato del Dipartimento di Scienze chimiche, prima classificata nella macro area della filiera agroalimentare con il suo brevetto Peptidi analoghi del peptaibolico naturale tricogina GA IV con attività fitosanitaria – i nostri peptidi proteggono la vite dalla peronospora, che è la malattia più importante e devastante di questa coltura, con un livello di protezione simile a quello dei prodotti rameici. Gli ottimi risultati che abbiamo raggiunto finora ci fanno credere fermamente che questi peptidi saranno il futuro dell’agricoltura sostenibile. Il nostro team di inventori è composto, oltre a me, dai professori Francesco Favaron e Luca Sella, fitopatologi. Il brevetto italiano, concesso lo scorso anno, è stato esteso in Europa e negli USA». Secondo la commissione di valutazione, il progetto è stato premiato poiché «La presente tecnologia trova applicazione concreta nella necessità del settore agroalimentare di trovare soluzioni alternative per produrre biopesticidi, alternativi ai composti derivati alla base dei pesticidi chimici, che principalmente vengono utilizzati per la protezione delle colture, al fine di ridurne la tossicità per l’uomo, gli animali e allo stesso tempo l’impatto ambientale. Tramite prodotti biocompatibili derivati dalla tricogina GA IV, stabili all’irraggiamento solare, fornisce una soluzione promettente per soddisfare le precedenti necessità, risultando particolarmente adatta nei confronti di vari patogeni di frutta, verdura e cereali e soprattutto delle viti».

C’è grande orgoglio e soddisfazione anche da parte di Giuseppe Vallone, professore associato del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e primo classificato della catergoria cybersecurity grazie al proprio brevetto Metodo di modulazione della polarizzazione di impulsi fotonici per la generazione di chiavi crittografiche quantistiche, e relativo modulatore di polarizzazione: «Sono onorato di questo risultato e condivido la soddisfazione con gli altri inventori, Paolo Villoresi, Costantino Agnesi e Marco Avesani. La nostra invenzione – dice Giuseppe Vallone del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione – riguarda un dispositivo innovativo, chiamato iPognac, per realizzare la comunicazione quantistica con la quale è possibile scambiare informazioni riservate con massima sicurezza. Il brevetto è stato concesso in licenza a ThinkQuantum, spin-off dell’università, e rappresenta una risorsa chiave per lo sviluppo dell’azienda. Sono sicuro che questa tecnologia avrà un impatto decisivo per lo sviluppo delle comunicazioni quantistiche». Tale brevetto è stato premiato dalla commissione «In ragione della grande rilevanza della crittografia quantistica nello scenario futuro, si sottolinea la robustezza dell’approccio proposto e il grado di avanzamento del progetto. Il grado di maturità della soluzione e la chiara visione delle potenzialità concrete nel breve e nel medio periodo rappresentano il presupposto per il futuro successo di questa promettente innovazione».

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