Nuovo piano regionale sulla caccia, le nuove norme e divieti

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Risolte criticità legate a specie come il lupo e il cinghiale, l’uno legato alla sua attività predatoria, l’altro ad un possibile concorso nella diffusione della Peste Suina Africana nella nostra regione; nuovo impegno nell’analisi agrosilvopastorale del territorio, nonché delle possibili conseguenze su flora e fauna causate da interventi umani di tipo agroambientale; nuove date per i prelievi venatori sull’avifauna acquatica (26, 29, 31 gennaio); semplificata la procedura di richiesta di divieto di caccia su territori privati. Queste sono solo alcune delle novità introdotte dal nuovo PFVR, ratificato dalla Giunta Regionale del Veneto giovedì 20 gennaio 2022, che arriva dodici anni dopo la redazione del precedente.

«Il Piano Faunistico Venatorio Regionale 2022-2027, appena licenziato da quest’aula, costituisce un documento di programmazione unico, fortemente orientato all’innovazione e attento alle prescrizioni di carattere ambientale e agli aspetti di confronto e interlocuzione tra i diversi soggetti portatori di interesse». Con queste parole l’assessore regionale alla Caccia Cristiano Corazzari commenta l’approvazione in Consiglio regionale del Piano Faunistico Venatorio Regionale 2022-2027. Corazzari ha voluto ricordare anche il ruolo dei rappresentanti delle associazioni agricole e ambientaliste e venatorie che hanno messo a disposizione indicazioni, proposte e suggerimenti e tutti coloro che durante la fase di pubblicazione del Piano a fini VAS hanno voluto portare il proprio contributo con poco meno di 200 osservazioni complessive.

«È il primo PFVR per il Veneto dopo la riforma del sistema province, voluta da una norma approssimativa come la Delrio e poi lasciata a sé stessa dal Governo dopo l’esito del referendum costituzionale. Ciò nonostante, abbiamo voluto porre rimedio a questa situazione con le leggi regionali 19/2015, 30/2016 e 30/2018, con l’obiettivo di mantenere, se pur con una diversa formulazione amministrativa, adeguati livelli di efficienza ed efficacia nei confronti dell’utenza e dei portatori di interesse, e voglio sottolineare tutta l’utenza e tutti i portatori di interesse, anche di coloro che sono convinti che l’abolizione della caccia sia la soluzione di tutto. – spiega Corazzari – Siamo arrivati a questo traguardo dopo un lungo, ampio e articolato iter procedurale e procedimentale, che ci ha visti tutti, ciascuno rispetto al proprio ruolo, impegnati a concretizzare questo importante risultato. È necessario quindi, prima di qualsiasi altra considerazione, riconoscere e attestare il grande lavoro svolto da tutti e a tutti i livelli».

Scendendo negli aspetti tecnici del Piano, Corazzari spiega che «Abbiamo voluto mantenere, per ciascun territorio provinciale, una sede territoriale regionale di presidio delle diverse funzioni, di erogazione di servizi all’utenza e di stretto collegamento con le attività di vigilanza e controllo attraverso lo sviluppo di un sistema convenzionale tra Regione, Province e Città metropolitana. Su questa base è stato realizzato un processo di revisione dei percorsi e dei processi amministrativi per fare in modo che la decisione di rilievo territoriale sia assunta allo stesso livello amministrativo, con un ruolo di indirizzo e coordinamento interprovinciale da parte delle direzioni regionali centrali. Si tratta di un sistema che è stato varato ad ottobre 2019 e che oggi viene ad essere implementato anche della fase gestionale di questo piano».

«Altro elemento di rilievo di questo Piano – prosegue l’assessore regionale – è stato l’impegno profuso nell’analisi territoriale finalizzata a definire una immagine attuale del territorio agrosilvopastorale (TASP), in considerazione dello sviluppo e dell’influenza che possono avere i nuovi insediamenti urbani e produttivi e le nuove reti infrastrutturali rispetto alle esigenze di tutela delle componenti faunistiche”. Il dettaglio dell’immagine del TASP che caratterizza il Piano 2022-2027 è stato realizzato grazie alle più moderne tecnologie cartografiche, cioè sistemi GIS e uso di shape-file, consentendo in questo modo un puntuale confronto con altri piani così da poter analizzare rapidamente effetti ed efficacia di eventuali modifiche del piano, oltre che, sulla base delle più recenti foto aeree, poter definire confini fondati su elementi fissi a livello territoriale. “Questo ci ha anche consentito di acquisire informazioni sull’efficacia che alcuni interventi legati al Programma di Sviluppo Rurale (interventi agroambientali, siepi, boschetti e formazioni forestali) possono avere nei confronti della fauna selvatica e nella localizzazione delle misure di protezione della stessa (ZRC ed Oasi)», aggiunge Corazzari.

«Con questo piano si mettono a regime per la prima volta, ciascuna con le proprie specificità, alcune criticità legate alla fauna selvatica che caratterizzano il nostro territorio: lupo e grandi carnivori da un lato e cinghiale dall’altro –  spiega Corazzari – Da un lato promuovendo l’ integrazione con altri strumenti programmatori regionali, dall’altro promuovendo, in una cornice complessiva, le attività di controllo del cinghiale, specie che come sappiamo può rappresentare fonte di danno anche agli habitat tutelati da Natura 2000 e più di recente, purtroppo, come elemento di concorso attivo nel contrasto al possibile ingresso della Peste Suina Africana nel nostro territorio».

«Ulteriore elemento di innovazione: il ridisegno del sistema territoriale di gestione ATC e Comprensori Alpini, con una significativa azione di ri-accorpamento e integrazione tra territorio – conclude Corazzari – nonché una riforma degli statuti associativi finalizzata a definire meglio ruoli, funzioni e responsabilità degli organismi gestionali degli stessi. Ulteriori e possibili aggregazioni a livello di ATC e CA non solo sono possibili, ma si intende attivamente promuoverne la realizzazione».

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